Grande attivismo della stampa finanziaria internazionale su Fca. In particolare il Financial Times che, proprio ieri, ha posto il Lingotto al centro dell'attenzione dell'Alleanza Renault-Nissan, ma solo dopo che francesi e giapponesi porteranno a termine la fusione dei due gruppi (stranamente lo stesso progetto, osteggiato da Tokio, che ha contribuito a far finire nei guai l'ex numero uno Carlos Ghosn). La notizia segue di pochi giorni quella, diffusa sempre dall'Ft, sulla volontà di John Elkann, presidente di Fca e della holding Exor, di trovare un partner con l'obiettivo di ridurre la partecipazione della famiglia Agnelli nella nuova realtà automobilistica. Il titolo Fca, intanto, ringrazia: anche ieri, infatti, è risultato molto richiesto, toccando un massimo di 13,67 euro, per poi chiudere a 13,43 euro (+2,6%). E così, dopo Psa, ecco balzare alla ribalta, per Fca, un altro big francese: Renault. Usciti di scena, per circostanze diverse, Sergio Marchionne e Carlos Ghosn, entrambe primedonne nel settore e, per questo, poco amici, ecco aprirsi uno scenario impensabile fino a poco tempo fa. Scartata, a quanto sembra, da Elkann, l'ipotesi Psa - con Volkswagen e Ford impegnate a disegnare il futuro di un mega-gruppo, Bmw e Daimler guardare oltre l'accordo sui servizi di mobilità, e i cinesi attendere che le tensioni con gli Usa si allentino - fonti di Parigi avrebbero fatto filtrare al Ft l'intenzione di costituire una grande aggregazione tra Renault, Nissan e, più avanti nel tempo, Fca.
La logica, in proposito, vedrebbe la nascita di un big forte su più fronti, in particolare Europa, Usa, America Latina, ovviamente Giappone, e con piani di espansione di Cina. In pratica, il primo produttore mondiale: 16 milioni di veicoli, una quota mercato del 16% e 70 miliardi di capitalizzazione. Il tutto considerando anche Mitsubishi, di cui Nissan detiene il 34%. Lo scoglio maggiore, però, è rappresentato dalla fusione tra Renault e Nissan, ipotesi tornata alla ribalta dopo il rinnovo del management in seno a Renault e alla stessa Alleanza franco-giapponese. Jean-Domenique Senard, nuovo capo dell'Alleanza dopo l'estromissione di Ghosn, secondo il Ft potrebbe riuscire nell'impresa che i giapponesi hanno sempre respinto (ne sa qualcosa Ghosn, vittima, al di là delle accuse di frode, di una sorta di «golpe»). Che in Nissan (ha il 15% di Renault), fatto fuori il top manager franco-libanese, si siano calmate le acque d'improvviso? E la volontà nipponica di far valere, rispetto a Parigi (Renault, il cui 15% è nelle mani dell'Eliseo, possiede il 43,4% di Nissan) il ruolo di locomotiva dell'Alleanza?
Una prima risposta arriva dalla Borsa di Tokyo, dove il titolo Nissan ieri è sceso del 3,5%. Da parte sua, lo Stato francese ha ribadito che la priorità è il rafforzamento delle sinergie in atto. Fca, a questo punto, dovrebbe aspettare che Renault e Nissan sciolgano tutti i nodi prima di entrare a far parte della famiglia.
Tempi troppo lunghi per il Lingotto, soprattutto alla luce dei sempre maggiori investimenti che il settore è chiamato a fare. L'Ue ha infatti detto sì all'obiettivo di un innalzamento ulteriore dei limiti alle emissioni di CO2 delle auto nuove del 37,5% entro il 2030, in confronto al 2021, rispetto a quello proposto dalla Commissione (30%).
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