Pierluigi BonoraQuesta volta il verdetto del mercato ha concesso una piccolissima boccata d'ossigeno al titolo Ferrari (-0,15%, a 32,95 euro, dopo il tracollo di martedì: -9,5%), mentre per Fca è stata l'ennesima giornata difficile (-4% a 5,98 euro). Ancora in ribasso anche Exor, la holding che controlla separatamente le due società (-2,5%, a 27,71 euro). E non se la passa bene pure Cnh, che ha perso il 3,17% (5,5 euro). Per la galassia Agnelli è un inizio di 2016 nero, coinciso proprio con l'ingresso del gioiello Ferrari nella sua ricca cassaforte.Dalla quotazione in Borsa della rossa, l'ex titolo Fca ha bruciato il 30% della sua capitalizzaione: 6,3 miliardi andati in fumo. Nelle sale operative ci si interroga sulle ragioni che stano rovinando la festa all'azionista John Elkann e a Sergio Marchionne, nonostante i risultati positivi ottenuti da Fca e Ferrari nel 2015, e il buon inizio d'anno del Lingotto sul mercato Usa, che rappresenta il 90% dell'utile operativo: in gennaio vendite su del 7%, nonostante le abbondanti nevicate nell'area di New York, e meglio dei rivali Gm e Ford.Su Fca c'è chi sussurra che il prezzo dell'Ipo di Ferrari dello scorso ottobre a Wall Street, 52 dollari, fosse troppo alto e che i mercati, complice anche uno scenario globale peggiorato, ora se ne stiano rendendo conto. I pareri degli analisti, comunque, non coincidono o lo sono in parte. «Da parte mia - spiega uno di essi - posso dire che Marchionne è stato bravo a salire sull'ultimo treno con quel prezzo per una società, come Ferrari, inserita nel comparto del lusso. E sull'onda del fatto che Asia e Cina, fondamentali per questo settore, avrebbero continuato a generare ricchezza anche se, nello stesso periodo, si cominciava a percepire un'inversione di tendenza diventata qualche mese dopo palese. Il prezzo di 52 dollari deciso allora? Direi ragionevole, equivalendo a 12 volte l'ebitda del Cavallino, e in linea con il settore del lusso». «Ma ogni inizio d'anno - aggiunge un altro analista - gli investitori sono impegnati a studiare quali strategie seguire. E dopo un 2015 in cui si parlava di ripresa dell'Europa, ecco il 2016 manifestarsi con uno scenario a scacchi a causa dei rallentamenti di Stati Uniti e Cina e, quindi, di molte certezze venute meno. Portando il Cavallino in Borsa a ottobre, Fca ha giocato astutamente d'anticipo, alla luce anche delle turbolenze via via in aumento generate dal dieselgate».A concorrere poi al calo delle azioni Fca, ricordano dalle sale operative, c'è anche la frenata di Marchionne sul progetto di consolidamento e lo slittamento di due anni, al 2020, del completamento della nuova gamma Alfa Romeo. Diverse incognite, dunque.
«C'è un forte nervosismo in giro - precisano fonti industriali - e le polemiche sul settore bancario non fanno che alimentarlo». Su Ferrari fiduciosi gli analisti di Mediobanca, secondo i quali il management di Maranello sarà in grado di riconquistare gli investitori.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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