L'Auto Show di Detroit, dal 14 al 27 gennaio, si svolgerà per l'ultima volta all'inizio dell'anno. Dal 2020, l'evento avrà luogo i primi di giugno. La nuova rassegna, ben distante dal Ces di Las Vegas - l'esposizione dedicata alle tecnologie, quasi concomitante con Detroit e che ha via via sottratto espositori al Salone Usa dell'auto - dal prossimo anno coinvolgerà anche i dintorni che si affacciano sul fiume che segna il confine con il Canada. Pesanti, in proposito, le assenze all'edizione 2019: mancheranno, tra gli altri, i big tedeschi Bmw, Audi e Mercedes.
Ma Detroit 2019 sarà anche il primo Auto Show senza Sergio Marchionne, l'ad di Fca scomparso il 25 luglio scorso. Il Cobo Center, dove si svolge l'evento, è stato testimone di tanti avvenimenti: dalle tappe che hanno portato al divorzio di Gm da Fiat, alla scalata del Lingotto a Chrysler. Dal 2010, l'ex ad non ha mai mancato un appuntamento nel Michigan, poi divenuto la sua seconda dimora. Lo scorso gennaio, rispondendo a una domanda sull'uscita dal gruppo fissata nel 2019, Marchionne aveva risposto: «Le aziende andranno avanti, è un ricambio generazionale dovuto». Il futuro di Magneti Marelli, la cravatta come segnale del debito azzerato, le voci su uno spin-off di Jeep, l'esigenza di nuovi modelli per Maserati e Alfa Romeo, il «Suv» di Ferrari: questi i temi trattati un anno fa.
Ora, con Mike Manley alla guida di Fca, si guarda all'esecuzione del piano industriale al 2022, alla svolta dell'elettrificazione e della guida autonoma, agli investimenti in Italia (5 i miliardi stanziati), al riposizionamento in Cina e alla mina delle tensioni sugli scambi commerciali nel mondo. A differenza di Marchionne, il britannico Manley non dovrebbe incontrare i giornalisti, prima quelli italiani e poi la stampa estera, nelle due tradizionali conferenze stampa. Di certo, assisterà, il 14 gennaio, all'evento dedicato a Ram insieme al responsabile del marchio americano di Fca, Tim Kuniskis, e al capo del mercato Usa, Reid Bigland.
Gli Stati Uniti sono il fulcro del business di Fca, e per questo c'è grande attenzione sulle dinamiche del mercato più importante per il Lingotto. In attesa dei dati definitivi sulle vendite nel 2018, ci sono già le stime su come procederà il mercato Usa nel nuovo anno. Si parla di un calo che, per la prima volta dal 2014, riporterebbe le immatricolazioni sotto quota 17 milioni. La stima (16,8 milioni di veicoli leggeri) porta la firma della Nada, l'Associazione americana dei concessionari. Le ragioni del calo, rispetto agli oltre 17 milioni di veicoli previsti per la fine di quest'anno, vanno ricercate nel rialzo dei prezzi e negli interessi più cari.
Manley, intanto, con i colleghi Mary Barra (Gm) e James Hackett (Ford), dovrà affrontare il suo primo appuntamento con il sindacato Uaw: sul tavolo, il rinnovo del contratto di lavoro quadriennale in scadenza il 19 settembre 2019. Non sarà una trattativa facile dopo la decisione di Gm di chiudere alcuni impianti nel Paese; mentre Ford, con il piano di ristrutturazione da 11 miliardi di dollari, taglierebbe - come anticipato da Morgan Stanley - 25mila posti, la maggior parte in Europa.
Il tema dazi, infine. La Casa Bianca ha in corso discussioni sia con la Cina (il 7 gennaio si terrà un incontro a Pechino) sia con Tokio. Il sindacato Uaw, in proposito, ha chiesto a Donald Trump il massimo rigore sui veicoli e i componenti in arrivo dal Giappone. Il vertice cinese dovrà invece raffreddare ulteriormente le tensioni.
Nel mirino della Casa Bianca sono invece tornati il Messico e la produzione Usa di autoveicoli in quel Paese. Al Salone di Detroit, viste le poche novità, a tenere banco saranno soprattutto gli scenari politici e industriali. E il punto sui piani della «nuova» Fca.
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