«È un'operazione che ha senso visto il momento di svolta che Fca, ora affidata a Mike Manley, sta vivendo». Nel mercato c'è chi commenta così la decisione dell'hedge fund Tiger Global [masse gestite pari a circa 19 miliardi e partecipazioni in società quotate, quali Amazon e Spotify) di raddoppiare la propria quota in Fca, portandola al 3,85% e posizionandosi al quarto posto tra gli azionisti dietro a Exor (28,98% e 42,11% dei diritti di voto), Baillie Gifford & Co (4,8%) e Société Générale (4,28%). L'investimento di Global Tiger, datato 3 settembre, vale circa 870 milioni. Perché puntare su Fca quando il mercato Usa, il più importante per il gruppo, è flat e in Europa crescono le tensioni causate dal dieselgate, dall'entrata in vigore delle nuove regole sulle emissioni e dagli investimenti sempre più pesanti che i costruttori sono chiamati ad affrontare sui fronti green e hi-tech? Il settore, da inizio anno, ha lasciato per strada il 15%.
Il titolo Fca, tra alti (19,80 euro) e bassi (13,40 euro), quotava ieri 14,45 euro (-0,67%) non lontano dai 14,91 euro di inizio 2018. «La correzione dei corsi azionari dai massimi di inizio anno e l'inaspettata scomparsa di Sergio Marchionne - spiega Roberto Russo, ad di Assiteca Sim - hanno creato un'opportunità di investimento a medio termine sul titolo Fca che, ai valori attuali, è l'azienda più a sconto al mondo nel panorama dei top player dell'auto. L'imminente operazione di scorporo/vendita di Magneti Marelli, valutata oltre 5 miliardi, il costante riposizionamento del gruppo sui brand a maggior valore aggiunto, la posizione finanziaria netta positiva, prevista per fine 2018 pari a circa 3 miliardi, e un utile netto stimato intorno a 5 miliardi, rappresentano, insieme ad altri, elementi che da soli proiettano potenzialmente la valutazione delle azioni Fca, in un'ottica di medio termine, a valori superiori del doppio rispetto a quelli attuali». Se poi dalla possibile cessione di Magneti Marelli, aggiunge un analista, Fca dovesse ricavare 5,5 miliardi, si creerebbe un valore per il Lingotto di 3,5 miliardi. E le sue azioni, a quel punto, ne beneficerebbero per il 2,3%. Inoltre, ricorda l'analista, resta sempre valida, per Fca, l'ipotesi di un'alleanza o di una fusione se per l'azionista John Elkann risultasse vantaggiosa. Indiscrezioni che risalgono a qualche tempo fa, sostengono che mentre Marchionne avrebbe visto di buon occhio la cessione di Fca a Volkswagen (per i tedeschi si sarebbe presentata l'opportunità di crescere negli Usa), Elkann sarebbe stato propenso all'ipotesi diluizione, magari seguita a un accordo con i coreani di Hyundai-Kia.
Nei prossimi giorni, intanto, si dovrebbe sapere qualcosa sul destino di Magneti Marelli: spin-off o passi avanti con il fondo americano Kkr, interessato (in verità ce ne sarebbe un altro, in attesa) alla società del Lingotto guidata da Pietro Gorlier.
Il mercato, da parte sua, monitora anche le congrue partecipazioni che Marchionne aveva in Fca (1,06% per un valore di 237 milioni), Ferrari (0,77% cioè 162 milioni) e Cnh I (0,91% ovvero 124 milioni). L'ammontare delle quote risale allo scorso aprile. In tutto, il valore delle azioni detenute dall'ex ad di Fca, nonché presidente di Ferrari e Cnh I, è di 523 milioni.
Ferrari infine, ha firmato con l'Agenzia delle Entrate italiana l'accordo preventivo per accedere al regime di tassazione agevolata previsto dal cosiddetto Patent Box. Il beneficio dell'intesa, che vale per i 5 anni dal 2015 al 2019, è stato quantificato in 139 milioni per i primi tre esercizi interessati. Il bonus, inoltre, si rifletterà sui conti del terzo trimestre 2018, come rettifica sulle imposte sul reddito per gli anni precedenti.
Interessate al Patent Box sono le aziende il cui reddito è generato, direttamente o indirettamente, dall'utilizzo di beni immateriali coperti da copyright, brevetti, marchi, disegni e know-how. I benefici sono destinati ad aumentare.
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