Le campagne di richiamo mandano in rosso per 299 milioni la trimestrale di Fca. A pesare gli accantonamenti pari a 602 milioni «per riflettere, principalmente, l'attuale contesto normativo e delle campagne di richiamo». Senza tali oneri, l'utile netto sarebbe stato di 303 milioni, in crescita rispetto ai 230 milioni del 2014. A sorprendere in positivo gli analisti è stato invece il taglio del debito netto industriale, sceso al 30 settembre a 7,8 miliardi (-0,2 miliardi), mentre la liquidità in cassa sfiora i 25 miliardi. Alla Borsa non è comunque piaciuto il rosso a sorpresa di 299 milioni, e il titolo ha così perso il 2,18% a 13,49 euro.
Alcuni analisti avevano inoltre stimato una nuova revisione al rialzo degli obiettivi 2015 che l'ad Sergio Marchionne ha invece confermato: 4,8 milioni di consegne nel mondo, ricavi per oltre 110 miliardi, margine operativo adjusted di oltre 4,5 miliardi, utile netto rettificato di 1,2 miliardi. Rivisto invece il target sull'indebitamento, ora nel range 6,6-7,1 miliardi (da 7,5-8) a seguito del previsto spin-off di Ferrari legato all'Ipo e alla separazione dal Cavallino programmata al 6 gennaio 2016.
Nel trimestre Fca ha aumentato i ricavi del 17% a 27,5 miliardi (1,1 milioni i veicoli consegnati) e l'ebit adjusted del 35% a 1,3 miliardi in scia ai risultati positivi dell'area Nafta-Usa (vendite +7%, ricavi +15% a parità di cambi), di Ferrari, dei componenti e del miglioramento costante dell'Europa (Emea) guidata da Alfredo Altavilla: +15% le consegne, +11% i ricavi a parità di cambi (a trainare il fatturato soprattutto Fiat 500X e Jeep Renegade), ebit adjusted positivo per 20 milioni rispetto al rosso di 59 milioni dell'analogo trimestre 2014. Per il 2015, Ferrari prevede di consegnare 7.700 vetture, di raggiungere ricavi netti per circa 2,8 miliardi e un margine operativo lordo rettificato tra 725 e 745 milioni. Nel trimestre il Cavallino, prossimo a lasciare Fca, ha visto il fatturato salire di 61 milioni a 723 milioni e l'ebit rettificato passare da 104 a 140 milioni. Meno bene, invece, Maserati: ricavi netti a 516 milioni (-21%) a causa, principalmente, dell'indebolimento della domanda nei segmenti di riferimento in Cina e Stati Uniti. Giù anche l'ebit adjusted (12 milioni rispetto ai 90 precedenti).
Agli analisti, parlando di marchi, Marchionne ha definito «sottostimato» l'obiettivo di vendere 1,9 milioni di Jeep (+27% nel trimestre) al 2018, mentre a proposito di Alfa Romeo viene confermato il target di 400mila unità a completamento del lancio della nuova gamma. L'accordo concluso nei giorni scorsi con il sindacato Uaw per i lavoratori degli stabilimenti Usa, avrà invece un effetto negativo sulla redditività e quindi, per il Lingotto, sarà necessario identificare misure per andare a coprire l'aumento dei costi.
Fiducia, poi, nella ripresa del Sud America: «Fca - ha spiegato Marchionne - segna un recupero anche grazie ai buoni risultati di Jeep in Brasile, superiori a quelli dei concorrenti». Sul tema consolidamento, il top manager è convinto che «ci sarà» e che «serve tempo». Infine, una battuta sui guai di Volkswagen («uscirà più forte dalla crisi») e sul diesel («non è morto e non sarà eliminato»).- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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