Economia

Fca, trimestre nel segno del boom Usa

Mercati a varie velocità: ricavi su in America, giù in Europa. Senza Marelli utile a 911 milioni

Fca, trimestre nel segno del boom Usa

Per il cedolone di 2 miliardi, gli azionisti di Fca dovranno pazientare ancora pochi mesi. Entro il 30 giugno ci sarà il closing della cessione di Magneti Marelli alla giapponese Kalsonic Kansei e subito dopo avverrà lo stacco del maxi-dividendo. Il 3 maggio, intanto, Fca comunicherà i conti del primo trimestre 2019 che si confronteranno con il periodo gennaio-marzo del 2018, l'ultimo siglato ufficialmente da Sergio Marchionne (all'ex ad appartiene la responsabilità dei conti anche del secondo trimestre, ma il destino non gli ha dato scampo; e a firmarli è stato il suo successore, Mike Manley).

L'appuntamento con la trimestrale avviene con il Lingotto sempre più al centro dell'attenzione in vista di un possibile matrimonio, ma anche con il suo primo mercato, gli Stati Uniti, in piena crescita economica. L'opposto di quanto avviene in Italia, dove a regnare è l'incertezza ed Fca ha puntato 5 miliardi per lo sviluppo del suo polo industriale. E poi c'è l'Europa, il cui mercato dell'auto è in costante calo e con Fca in evidente difficoltà: -10,6% le immatricolazioni nel primo trimestre.

Lungo l'asse Torino-Detroit il morale è comunque alto, come testimoniato dal presidente John Elkann alla recente assemblea degli azionisti: «Non siamo mai stati più forti e così in salute come ora».

Gli analisti di Banca Akros, intanto, guardando alle regioni, vedono positivi i ricavi trimestrali di Fca nell'area Nafta (+3,9%) e nel Sud America (+12,8%). Non è così, invece, per l'Asia (-7,4%) e l'Emea (-10%). Nei giorni scorsi l'ad Manley è stato a Shanghai, in occasione dell'Auto Show, presumibilmente per sferzare la squadra guidata da Paul Alcala e, per la sola Cina, dalla manager Daphne Zheng. E sempre Akros, per i primi tre mesi stima ricavi per 25,7 miliardi (-4,6%), l'Ebit adjusted a 1,53 miliardi (-4,9%) e un risultato netto di 977 milioni (-4,3%); invariato il prezzo obiettivo delle azioni a 16 euro. Il Consensus degli analisti: 26,1 miliardi i ricavi, 1,50 miliardi l'ebit adjusted e 911 milioni il risultato netto. Il mancato contributo di Magneti Marelli e la produzione in calo negli Usa le ragioni dei segni meno.

Per Mediobabanca Securities, che fissa il prezzo obiettivo del titolo Fca a 15 euro, il problema del gruppo riguarda la mancanza di prodotti nuovi sul mercato. Per le novità, infatti, è tutto rimandato al 2020 quando nella gamma entreranno anche i primi modelli elettrificati.

La strategia dell'ad Manley, intanto, sembra molto orientata a valorizzare le donne. Negli Usa, infatti, sono del gentil sesso le due nuove responsabili delle risorse umane e dell'Information technology di Fca, entrambe assunte da società esterne.

Dalla conference call di Manley si cercherà di capire se Fca ha imbastito discussioni con potenziali partner. Gli indizi portano sempre a Groupe Psa, il cui ad Carlos Tavares ha lanciato nuovi segnali di fumo, mentre si è raffreddata la pista Renault-Nissan visto che il governo di Tokio non vede di buon occhio la possibile fusione delle due società, operazione necessaria per allargare la famiglia magari proprio a Fca.

Fra le «Big three» Usa, il Lingotto presenterà i suoi conti per ultimo. Il 30 aprile toccherà infatti a Gm, mentre Ford ha già presentato i suoi dati, chiudendo il primo trimestre con profitti migliori del previsto (nonostante il calo del 34%, anche per l'effetto di poste straordinarie) grazie alle sue vetture più redditizie e a una riduzione delle perdite in Cina. Inoltre, l'azienda si aspetta per il 2019 risultati finanziari migliori di quelli del 2018.

Gli investitori sembrano credere che il piano di rilancio dell'ad Jim Hackett inizi a dare frutti.

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