Pierluigi Bonora
Balocco (Vercelli) Alla fine l'1 giugno è arrivato, anche se Sergio Marchionne, al suo penultimo atto ufficiale da ad di Fca, non ha scoperto tutte le carte, lasciando in sospeso il futuro produttivo delle fabbriche in Italia (se ne parlerà dopo l'estate e prima dell'Investor Day di Ferrari fissato il 14 settembre). Svelati i nuovi modelli, delineata la strategia di elettrificazione e i piani che porteranno alla guida autonoma, grazie alle collaborazioni con Bmw e Waymo, Marchionne ha iniziato la giornata mostrando la cravatta sotto il pullover nero, segno di aver vinto la scommessa sull'azzeramento del debito. «A fine giugno - ha gongolato - prevedo una posizione finanziaria netta positiva».
Quindi, l'illustrazione del piano al 2022 «solido e coraggioso» e dai target «ambiziosi». A parlarne, due dei manager indicati per la sua successione: il cfo Richard Palmer e il capo di Jeep e Ram, Mike Manley. Ad ascoltarli, in prima fila, al Centro prove Fca di Balocco, il presidente John Elkann, il coo Emea, Alfredo Altavilla, il candidato italiano alla successione, e gli altri dirigenti. Quanto al «dopo Marchionne» se ne saprà solo nel 2019. «Abbiamo candidati interni molto forti e su questo stiamo lavorando d'accordo con il nostro ad e il consiglio; favoriremo la soluzione interna».
Fca, pur tenendo a cuore i marchi Fiat (con 500 e Panda), Chrysler e Dodge, che avranno un futuro «regionale», si svilupperà - secondo il piano - sui quattro brand più redditizi (Jeep, Maserati, Alfa e Ram con i suoi pick-up molto richiesti negli Usa), ovvero sul segmento premium e i Suv, di piccole, medie e grandi dimensioni.
Per Jeep si pensa di passare dagli 1,9 milioni previsti nel 2018 a 3 milioni di unità nel 2022, mentre Ram crescerà da 770mila a 1 milione, Alfa Romeo da 170mila a 400mila e Maserati da 50mila a 100mila. Da questi 4 marchi, il gruppo prevede di vendere 4,5 milioni di auto nel 2022, contro i 2,9 milioni del 2018.
Per l'erede di Marchionne, sarà una sorta di prova del 9 visto che nei piani passati, per varie ragioni, ci sono state delle defezioni. Un analista ha domandato a Marchionne perché il programma di sviluppo non è stato presentato insieme al futuro ad o, addirittura, al momento del cambio della guardia. «Si tratta di un piano - la risposta - condiviso all'interno del Gec (la prima linea di manager, ndr)».
Il presidente Elkann, dal canto suo, ha confermato l'impegno della famiglia Agnelli nei confronti di Fca: «Non c'è, oggi, l'intenzione di vendere. Non ho mai visto un futuro più brillante e luminoso».
Si è parlato poi di Magneti Marelli e dello spin-off, atteso entro il 2018, anche se un assegno pesante da parte di qualche società interessata non sarebbe di certo rifiutato. «Ma dovrà riportare una cifra appropriata», ha precisato Marchionne. Nessuna novità sul fronte di eventuali nozze o accordi, particolare che ha spinto lo storico Fiat, Giuseppe Berta, ad affermare criticamente che «Fca finora non ha trovato alcun partner in grado di cofinanziare gli investimenti tanto necessari al gruppo».
Buone notizia per gli investitori. Fca prevede di ripristinare una «consistente» politica di remunerazione, con un payout del dividendo di «circa il 20% nell'arco del piano», ha annunciato il cfo Palmer. Il dividendo, in valore assoluto, è visto a circa 6 miliardi, contro un free cash flow industriale totale di 75 miliardi. Circa 20 miliardi è la liquidità stimata da Fca nel 2022. Il Lingotto punta anche a 10 miliardi di risparmi, considerando anche l'efficienza operativa.
«Vogliamo un livello investment grade alla fine del 2019», ha aggiunto Palmer. In Borsa, Fca, dopo aver superato i 20 euro in mattinata, ha chiuso a -4,5% a 18,52 euro. «Tutte prese di beneficio», spiega un analista. E Marchionne: «Non mi sembra di aver dato brutte notizie».
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