Lo sciopero delle bisarche (ovvero dei servizi di autotrasporto delle vetture) che sta andando avanti da oltre un mese rischia di bloccare la produzione della Fiat. Lallarme è stato lanciato ieri dal Lingotto spiegando che lunghi e numerosi ritardi nelle consegne del prodotto ai concessionari e ai clienti comportano pesanti conseguenze sulle fatturazioni e sulle immatricolazioni in Italia e allestero. I danni sono particolarmente gravi per Fiat Group Automobiles, che è stata costretta a fermare più volte lattività in alcuni stabilimenti italiani. Un motivo in più, per Sergio Marchionne, per tessere lelogio dei lavoratori americani: «Quanto accaduto a Chrysler sarebbe stato impossibile senza limpegno dei lavoratori. Non cè niente di peggio per un leader che vedere la paura sul viso della gente: la strada è stata lunga ma ora la paura è scomparsa».
In Italia, invece, per la prossima settimana sono già programmati ulteriori stop: lo stabilimento di Cassino sarà chiuso il 27, 28 e 29 marzo, mentre il Giambattista Vico di Pomigliano dArco, dove viene prodotta la nuova Panda in fase di lancio in Europa, si fermerà il 26 e 27 marzo. «La situazione sembrerebbe in peggioramento con incendi di automezzi, minacce ed aggressioni ad autisti che non aderiscono allo sciopero», aggiunge la Fiat. Le associazioni di categoria, intanto, fanno i conti sulla perdita di consegne. LUnrae prevede un calo del 40% di quelle pianificate per marzo, danni sono temuti anche dalle 40mila imprese iscritte a Unionmeccanica Confapi che ruotano attorno al comparto dellautomotive.
Nel frattempo ieri è stato sottoscritto anche dalla Fiom laccordo in Regione sulla cassa integrazione straordinaria a Mirafiori. Il responsabile Auto, Giorgio Airaudo, ha così commentato il caos delle bisarche: «La Fiat ha deregolamentato il settore esternalizzandolo molti anni fa e oggi questo è soggetto a un conflitto di mercato e di costi».
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