Fiat: «Il voto di Moody's non alza i costi del debito»

Fiat: «Il voto di Moody's non alza i costi del debito»

Punto su punto Fiat risponde alle richieste di chiarimento da parte di Consob a proposito della riorganizzazione societaria, il merito di credito e l'accesso alla cassaforte di Chrysler. L'Authority guidata da Giuseppe Vegas aveva inviato una lettera al Lingotto lo scorso 13 febbraio. Le risposte, contenute in quattro cartelle e suddivise per argomento, tornano a gettare acqua sul fuoco sulle polemiche seguite alla decisione di spostare fuori dall'Italia le sedi legale e fiscale, come accaduto per Cnh Industrial.
A tal proposito, il Lingotto ribadisce come «la residenza ai fini fiscali nel Regno Unito non comporti effetti significativi sul carico fiscale» dell'azienda. «Le società industriali del gruppo, incluse quelle che hanno sede in Italia - puntualizza la nota - continueranno a essere soggette a imposizione fiscale nei vari Paesi in cui operano. Il reddito tassabile della società holding riveste scarsissima importanza rispetto alla posizione fiscale dell'intero gruppo, in ragione della natura delle attività della holding». Per quanto riguarda l'imposizione per gli azionisti, Fiat ricorda che «i dividendi distribuiti dalle società fiscalmente residenti nel Regno Unito non sono normalmente assoggettati a ritenuta d'imposta. Allo stesso tempo, i dividendi percepiti continueranno a essere soggetti a imposizione in base alle regole dei Paesi di residenza degli azionisti medesimi».
Sulla decisione di Moody's di ridurre il rating da Ba3 a B1, con outlook stabile, Torino precisa che «non sorge alcun obbligo di rimborso anticipato dell'indebitamento esistente, né si è registrato alcun aumento del costo dell'indebitamento a eccezione del marginale incremento della commitment fee su una linea di credito revolving sindacata di Fiat per 2,1 miliardi attualmente non utilizzata». «E con riferimento alla raccolta futura - aggiunge la nota - si ritiene che la riduzione del rating in questione possa avere un impatto limitato». In tema di indebitamento netto industriale a fine 2014, Fiat parla inoltre di una cifra tra 9,8 e 10,3 miliardi. Nelle risposte a Consob, viene inoltre chiarito come «Chrysler non potrà distribuire a Fiat dividendi superiori al 50% degli utili netti accumulati dall'1 gennaio 2012, in aggiunta a una distribuzione “una tantum” di 500 milioni di dollari; l'utilizzo della liquidità del gruppo Usa, inoltre, sarà possibile solo se la stessa eccede i 3 miliardi di dollari. Viceversa i finanziamenti infragruppo non saranno soggetti ad alcuna limitazione, fatto salvo quanto previsto dalla disciplina relativa alle parti correlate». «Il gruppo - infine - si attende che i fabbisogni per gli investimenti previsti nel 2014 siano più che coperti dalle risorse generate dalla gestione, al lordo degli interessi».
Fiat, al riguardo, dispone «non solo di liquidità, ma anche della possibilità di attivare linee di credito già concordate e di accedere ai mercati finanziari».

Il target di ricavi 2014 a 93 miliardi, in rialzo di circa il 7% rispetto al 2013, conclude la nota, «potrà derivare principalmente dalla presenza commerciale nell'area Nafta dove il mercato è atteso ancora in crescita, se pure con un tasso più contenuto rispetto agli anni precedenti».

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