Fischio finale per la Pirelli ai cinesi

Oggi scade l'Opa lanciata da ChemChina con Tronchetti. Anche i Malacalza a un passo dalla vendita del 7%

Marco Tronchetti Provera sta per alzare i calici e brindare: l'Opa ha avuto successo e Pirelli è ormai sull'uscio di Piazza Affari. Manca solo un passo e poi il gruppo degli pneumatici lascerà il listino milanese come previsto dall'operazione orchestrata dal presidente e ad della Bicocca.

Non sembrano esserci più ostacoli sulla strada della holding Marco Polo Industrial, controllata da ChemChina e partecipata dalla Camfin di Tronchetti che lo scorso 9 settembre ha lanciato l'Opa sulla Bicocca. Oggi è l'ultimo giorno utile per apportare azioni all'offerta pubblica di acquisto da 15 euro. È stato sventato anche il rischio di un possibile rialzo del prezzo mosso dal noto gestore americano di hedge fund, John Paulson, che ha invece deciso di vendere a 15 euro i titoli che facevano capo ai suoi fondi (circa il 9,5%) senza «disturbare» l'operazione. Proprio il mancato assalto del colosso Usa lascia prevedere che anche altri fondi speculativi (come Farallon e Fortress Capital) ma soprattutto i Malacalza, azionisti con il 7%, alla fine decideranno oggi di aderire all'offerta archiviando così anni di battaglie con Tronchetti. Anche perché, con il ritiro dai giochi dell'«alfiere» americano cui eventualmente appoggiarsi, non avrebbero i numeri per contrastare l'operazione. Meglio, quindi, monetizzare. La famiglia genovese non se ne andrebbe, infatti, a mani vuote: entrata nel 2009 in Camfin, ha investito inizialmente 100 milioni di euro, per poi essere liquidata con un assegno da 160 milioni in occasione della staffetta del 2013 che ha visto l'ingresso nella cassaforte di UniCredit, Intesa e Clessidra. Al primo giro i Malacalza hanno quindi realizzato una plusvalenza di 60 milioni. Poi ne hanno spesi 260 per prenotare un posto nel capitale Pirelli con il 7 per cento. Quota che oggi, considerato il prezzo d'Opa, vale 500 milioni. La plusvalenza di 240 milioni più i 60 milioni precedenti porta quindi a un totale di 300 milioni di euro.

Si saprà oggi se Vittorio Malacalza deciderà di chiamarsi definitivamente fuori dalla partita. Ma considerando tutte le adesioni già arrivate (sono state consegnate azioni ordinarie pari al 26,947%), la holding Marco Polo ieri sera poteva contare sul 53,6% del capitale ordinario del gruppo. Ed è quindi a un passo dalla vittoria. Il processo che avvierà le procedure per il delisting è fissato a una percentuale minima di azioni pari al 55% (vedi articolo a fianco). E pare a questo punto scontato. Conclusa con successo l'Opa, Tronchetti e gli alleati di Pechino saranno più vicini all'obiettivo finale dell'offerta che è quello di ricomprarsi il 100% di Pirelli, separare la divisione camion facendola confluire dentro Aeolus (le attività quotate di ChemChina) per poi riportare sul mercato il segmento di alta gamma entro quattro anni.

Il riassetto di Pirelli, al termine dell'offerta, prevede che l'anima italiana di Camfin possa aumentare la sua partecipazione fino al 37,3% con un'opzione prevista dagli accordi. I russi di Lti (il colosso petrolifero Rosneft) resterebbero al 12,6% mentre ChemChina scenderebbe al 65 per cento. I soci italiani di Camfin avranno sei mesi per esercitare l'opzione.

Se non lo faranno, a un anno dalla conclusione dell'Opa, potrà essere attivata una vendita forzata fino al 15% della quota detenuta da ChemChina (che quindi scenderebbe al 50,1%). In questo caso i soci italiani avranno sei mesi per trovare un investitore, o fino a un massimo di tre. Se Camfin decidesse di non farlo, nei sei mesi successivi potranno essere i soci cinesi a trovarli.

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