Economia

FISMO Confesercenti: "Posticipare i saldi: interventi economici insufficienti, non c'è un futuro certo"

FISMO Confesercenti chiede lo slittamento dei saldi alla fine dello stato di emergenza e invoca aiuti seri e concreti per il settore in forte crisi

FISMO Confesercenti: "Posticipare i saldi: interventi economici insufficienti, non c'è un futuro certo"

La pandemia di SARS-CoV-2 sta mettendo a dura prova il tessuto economico e sociale dell'Italia. Il nostro è un Paese che posa le sue fondamenta sulle piccole e medie imprese, sui piccoli commercianti, sui negozi di vicinato. Le misure di contenimento assunte dal governo, per quanto giuste per evitare il disastro sanitario, finora non hanno tenuto adeguatamente in considerazione le esigenze di tutti e ora il rischio è che un'ulteriore serrata, come si prospetta con il nuovo Dpcm, aggravi ulteriormente la situazione, che rischia di non essere più sostenibile. Per capire in che direzione sta andando il settore economico collante del nostro Paese ci siamo confrontati con il dott. Fabio Tinti, presidente nazionale FISMO Confesercenti, e con la dottoressa Pina Parnofiello, coordinatrice nazionale.

FISMO Confesercenti ha recentemente redatto un documento da sottoporre all'attenzione del governo per accendere i riflettori sulla pericolosa deriva della filiera della moda e del Made in Italy che, per riuscire a sopravvivere e a tornare a essere uno dei motori trainanti dell'economia italiana, ha bisogno "di interventi economici e fiscali significativi". Aiuti che, come sottolinea FISMO Confesercenti nel suo documento, da parte del governo "sono stati insufficienti e non lasciano intravedere un futuro certo". Tra i primi interventi richiesti dal sindacato c'è lo spostamento del periodo dei saldi, che come accaduto d'estate si vorrebbe venisse modificato per andare incontro alle esigenze dei commercianti. In una circolare interna, infatti FISMO chiede che venga spostato al 6 febbraio 2021, successivamente alla fine del periodo dello stato di emergenza prorogato da Giuseppe Conte fino al 31 gennaio 2021.

"Pensiamo che il fine stagione per i capi invernali lo si intenda una volta passate le feste natalizie, anche perché c'è un prolungamento delle vendite con un minimo di marginalità da parte delle attività che ci consenta di dare seguito a una conduzione dell'impresa che dia un minimo di reddito", ci ha detto il dottor Tinti, che auspica in una maggiore regolamentazione delle vendite online peri grandi colossi: "Loro fanno vendite promozionali quotidianamente, giorno dopo giorno. Senza alcun tipo di accusa ma le più hanno sede in paradisi fiscali in cui c'è una tassazione molto bassa rispetto alla nostra". Il presidente FISMO Confesercenti a tal proposito porta l'esempio del Black Friday: "È un'iniziativa che non viene regolamentata e incide in maniera negativa sulle vendite al dettaglio dei nostri prodotti. Negli anni passati tanti di noi hanno attivato gli sconti in quel giorno lì ma senza regole, rischiando sulla loro pelle, perché a norma di legge in quel giorno non si potrebbero fare i saldi". Fabio Tinti, quindi, invoca maggiore fermezza e regolamentazione al governo: "Noi non siamo per la liberalizzazione assoluta e ci vogliono delle regole a difesa del piccolo commercio, che per noi rappresenta una ricchezza in termini di reddito, Pil e, soprattutto, rapporti sociali".

Il presidente FISMO Confesercenti tiene particolarmente all'aspetto umano: "Questo include i rapporti con il cliente, i rapporti familiari, la fidelizzazione con il cliente: è un valore assoluto che va difeso al pari del sistema di natura economica". Con l'ultimo Dpcm, che non tocca direttamente il settore FISMO Confesercenti, ci sono state comunque ripercussioni importanti. "Vediamo i piccoli e i grandi centri urbani che dopo le 18 si vuotano per effetto della chiusura dei bar e dei ristoranti. Però noi vogliamo continuare a difendere il valore del negozio di vicinato per la difesa delle famiglie che vivono di queste attività, che sono un presidio urbano di grande rilievo", ha sottolineato Fabio Tinti. A incidere sulla crisi anche lo smartworking, ha vuotato i punti di ristoro all'ora di pranzo e, di conseguenza, il transito lungo le strade dello shopping. Dall'inizio della pandemia, come ci spiega il dottor Tinti, sono circa il 15/25% le attività che hanno abbassato per sempre la loro saracinesca e non prevedono di risollevarla: "Le nostre attività in questo momento stanno soffrendo. Siamo solidali con tutte le altre attività del settore ristorativo e turistico, che lavorano in simbiosi con noi nelle città d'arte e nelle zone turistiche".

Con il documento che verrà portato sul tavolo della conferenza Stato-Regioni, FISMO Confesercenti ha avanzato le sue proposte per aiutare il settore a sostenere la crisi:
- Finanziamenti a fondo perduto per il settore della distribuzione settore moda;
- Finanziamenti a fondo perduto per i giovani imprenditori fino a 40 anni che investono aprendo nuove attività su marchi del made in Italy e su prodotti di selezione e di qualità provenienti dal resto del mondo;
- Defiscalizzazione e sgravi contributivi per i dipendenti settore moda;
- Formazione professionale, digitalizzazione ed ammodernato dell'intera filiera;
- Abolizione imposte dirette ed indirette e tasse comunali relativamente ai mesi del lockdown;
- Credito di imposta sul magazzino Primavera-Estate 2019. Tracciare un percorso di programmazione
politico-sindacale della categoria.

"Il settore non è stato sostenuto sufficientemente dai provvedimenti messi in campo dal governo. Noi non chiediamo l'elemosina o percorsi assistenziali.

Però riteniamo che, per esempio, anche sulle normative del Recovery Fund, sulle risorse che arriveranno nei prossimi mesi e pur tenendo presente che la priorità sarà la tutela della salute, bisogna attivare progetti di sostegno, di digitalizzazione delle piccole imprese, di formazione", ha spiegato il dottor Fabio Tinti, ponendo l'accento sui giovani imprenditori e su quelli più maturi.

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