L'acquisto del 41,5% di Chrysler ancora in mano al fondo Veba è «gestibile» solo se l'esborso netto per Fiat (prezzo lordo - aumento di capitale ipotizzato) non supererà i 2,5 miliardi di euro. Fitch avverte Sergio Marchionne: salire al 100% di Auburn Hills dovrà essere un processo improntato alla massima prudenza finanziaria. In caso contrario, (in particolare se il prezzo pagato fosse superiore ai 4 miliardi di euro) il rating «BB-» potrebbe essere ulteriormente abbassato. Il consiglio dell'agenzia di rating è già noto a Marchionne: minimizzare l'esborso per Chrysler, evitare l'Ipo e ripagare l'acquisizione attraverso la fusione tra il Lingotto e la casa di Detroit.
Proprio ieri in occasione di una cerimonia all'Aquila, l'ad di Fiat non ha mostrato ottimismo, asserendo di non vedere segni di riavvicinamento con la Uaw, il sindacato a cui il fondo Veba fa capo. Il processo di quotazione a Wall Street sta andando avanti. «Una delle cose che spero verrà fuori in maniera molto chiara è come i mercati valutano la Chrysler, che è l'unico punto di riferimento vero», ha detto. Per Marchionne, quindi, lo spauracchio di una valutazione inferiore al prezzo che la United Auto Workers vuole «scucire» a Fiat è l'unico modo per far scendere a miti consigli la controparte.
Se con la Uaw la trattativa è obbligatoria, in Italia Marchionne non intende scendere a compromessi con la Fiom, reintegrata dalla Consulta nelle rappresentanze aziendali nonostante i metalmeccanici guidati da Maurizio Landini non abbiano siglato il contratto applicato del Lingotto. «Se non vogliono firmarlo, è una scelta loro: non ci sono altre cose da discutere», ha tagliato corto. Di aprire nuovi tavoli di «concertazione» a Palazzo Chigi, come auspicato dalla sigla affiliata alla Cgil, non se ne parla. Il capo del Lingotto non ha lasciato trasparire particolari attese per l'anno prossimo: «C'è qualcuno che parla di un recupero nel 2014, può darsi che ci sia, ma non è niente di significativo. Non credo che ci si possa basare su quelle previsioni».
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