Fitch mette Unicredit in cima all'Europa

La società Cnb è tra i leader mondiali del recupero crediti. Nonostante il rischio Italia

Anche se nell'economia italiana spirano venti sfavorevoli e la recessione si respira un po' dovunque, soprattutto nella finanza, esistono delle isole felici. Oasi nel deserto della crisi, un po' come quelle maison dell'alta moda che fanno fiorire il «made in Italy» messo a dura prova dallo spread.
È il caso di Unicredit Credit Management Bank (Unicredit Cmb), la controllata di Piazza Cordusio attiva nelle operazioni di servicing delle cartolarizzazioni. In buona sostanza è una struttura che si occupa della riscossione dei crediti ceduti, dei servizi di cassa e pagamento ed ha anche l'obbligo di verificare che le operazioni siano conformi alla legge. Ebbene Unicredit Cmb ha ottenuto dall'agenzia Fitch la conferma dei rating speciali «RSS1-» e «CSS1-», la più alta valutazione riconosciuta a servicer europei. Un segno di eccellenza per un mercato di nicchia, come quella haute couture che è tratto distintivo non solo della moda, ma anche del nostro sistema finanziario.
In particolare, Fitch ha riconosciuto alla controllata di Unicredit guidata dall'ad Dino Crivellari «il mantenimento di un elevato livello di qualità nei processi a presidio del recupero crediti e di gestione del rischio». Circostanza favorita anche dalla «stabilità nel ruolo del senior management della banca». Il fatto di poter contare su una parent company come Unicredit, inoltre, ha contribuito al miglioramento delle procedure di revisione contabile.
Insomma, non c'è nessun dettaglio che Fitch non abbia scrutinato, valutato, soppesato: dalle politiche di incentivazione del personale, all'assegnazione delle pratiche per via telematica fino all'utilizzo di una piattaforma di e-learning per la formazione, che in questo campo è un obbligo da rispettare. A incidere sulla pagella anche la creazione di un'interfaccia web alla quale si possono connettere gli operatori del settore per acquistare singoli prestiti oppure pacchetti di finanziamenti.
Ovviamente, non è solo il «design» a essere messo sotto esame. La valutazione è legata soprattutto alle performance conseguite nell'attività di recupero crediti, oggi un must per tutto il settore bancario alle prese con l'aumento delle sofferenze. Nonostante il difficile contesto di mercato, gli incassi totali sul valore di libro lordo hanno segnato un incremento al 65% nel 2011 dal 62% dell'anno precedente. Mentre il recupero degli attivi cartolarizzati è stato dell'82% (79% nel 2010). A fine 2011 il portafoglio gestito da Unicredit Cmb ammontava a 41,7 miliardi.
Una società in controtendenza rispetto ai downgrade che ogni giorno «pesano» sul sistema-Italia.

Come si dice in gergo, Unicredit Cmb è top rate (al massimo della valutazione; ndr) e con la conferma del «triplo Strong» di Standard & Poor's - che dovrebbe giungere a breve - il servicer è destinato a rimanere al vertice mondiale del proprio settore. Ecco, in quell'oasi particolare del «made in Italy» non ci sono solo i notissimi Ferragamo, Tod's e Ferrari, ma anche una finanza ben «strutturata».

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