Cinzia Meoni
I mercati tirano il fiato dopo i deludenti dati sul lavoro negli Usa che hanno allontanato l'incubo di un rialzo dei tassi da parte della Federal Reserve già il 21 settembre. A questo punto sembra sempre più probabile che il ritocco all'insù sia rinviato almeno fino a metà dicembre. Le Piazze europee, alla vigilia del G20 che aprirà domani a Hangzhou in Cina, hanno così brindato: Milano +1,5%, Francoforte +1,4% e Londra +2,2 per cento.
Più in dettaglio, i nuovi posti di lavoro creati ad agosto negli Usa si sono attestati a 151mila, ben al di sotto rispetto alle attese degli analisti che ne prevedevano 180mila, mentre il tasso di disoccupazione, per il terzo mese di fila, è rimasto al +4,9% (ma il consensus stimava un +4,8%). Segnali di debolezza sono arrivati anche sul fronte dei salari, cresciuti di un modesto 0,1% rispetto a luglio.
«Non è un report entusiasmante quello di agosto», commenta Vincenzo Longo di Ig, sottolineando come la crescita dei posti di lavoro sia stata più bassa rispetto alla non proprio brillante media dei dodici mesi (pari a 204mila unità). Debole anche il dato relativo all'Ism di New York (l'indice che misura l'attività economica dell'area) sceso il mese scorso a 47,5 punti dai 60,7 di luglio, su livelli associati che indicano una contrazione, dell'economia del territorio.
Per gli esperti il messaggio contenuto in questi dati è chiaro: la Fed dovrà posticipare il temuto rialzo dei tassi. «Proprio questa logica ha dominato i listini che sono stati subito investiti da forti acquisti: i dati negativi allontanano l'ipotesi rialzo dei Fed funds e sono funzionali agli alti valori delle azioni che beneficiano dall'azzeramento dei tassi», nota Davide Marone, senior analist di Fxcm Italia. «Viviamo in un mondo in cui, paradossalmente, le cattive notizie diventano buone, e viceversa proprio perché determinano politiche monetarie accomodanti», ribadisce Marco Palacino, managing director per l'Italia di Bny Mellon Investment Management che si aspetta che «i picchi di volatilità» proseguano in Borsa anche nei prossimi mesi. In particolare prosegue Palacino, per l'Italia, è bene monitorare il referendum di ottobre «da cui gli investitori internazionali ritengono possa dipendere la stabilità politica del Paese».
Per l'Europa
invece «la volatilità di breve periodo associata agli annunci della Fed, ma nel lungo periodo, dall'effetto calmierante della consapevolezza di uno scenario di bassi tassi ancora per molto tempo», conclude l'esperto di Mellon.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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