Economia

Generali-Atlantia, crocevia Crt-Benetton

La famiglia di Ponzano e la Fondazione torinese azionisti di peso nelle due partite

Generali-Atlantia, crocevia Crt-Benetton

Piazza Affari è un universo minuscolo per chi lo conosce. Tant'è che due realtà provenienti da fronti diametralmente opposti come Fondazione Crt, ente filantropico, ed Edizione, la ricca finanziaria della famiglia Benetton, si trovano a giocare ruoli da protagonista nelle due partite che infiammano la finanza: la guerra per il controllo di Generali, cassaforte con 60 miliardi circa di debito pubblico italiano, e quella per Atlantia dove, al perfezionamento della cessione di Autostrade per l'Italia, confluiranno all'incirca 8 miliardi, in gran parte pubblici. Entrambe sono presenti sullo scacchiere con quote strategiche (i Benetton hanno il 3,98% di Generali e il 33% di Atlantia, Fondazione Crt l'1,71% di Generali e il 4,54% di Atlantia), ma l'incrocio di interessi potrebbe portare a spaccature interne e alla rottura di alleanze storiche.

È utile fare qualche passo indietro anche perché, se può essere facilmente ricostruibile la strada che ha portato i Benetton dalla rivoluzione del colore nei maglioncini agli investimenti finanziari, più curioso è il percorso di Fondazione Crt che preferisce mantenere il racconto all'interno delle attività no profit. Eppure, le due realtà iniziano a incrociarsi già a fine anni '90, l'epoca delle privatizzazioni che hanno visto attiva la famiglia di Ponzano Veneto, ma anche quella in cui Fabrizio Palenzona, presidente della provincia di Alessandria, si autonomina consigliere in Fondazione Crt e inizia a tessere rapporti e relazioni arrivando, con la guida dell'Aiscat e di Aeroporti di Roma, fino al mondo Benetton.

Nell'ultimo quarto di secolo la famiglia ha quindi messo a frutto i ricavi del fashion investendoli nelle privatizzazioni (come con Autogrill e Autostrade per l'Italia, vera e propria gallina dalle uova d'oro fino al disastro del 2018) e negli snodi di potere della finanza italiana con operazioni più fortunate (Mediobanca e Generali, dove la famiglia è presente da oltre quindici anni ma continua a definire la partecipazione finanziaria) o meno (come in Telecom a fianco della Pirelli di Marco Tronchetti Provera e in Rcs). Oggi l'Opa lanciata con Blackstone su Atlantia è il primo passo importante intrapreso dal neopresidente Alessandro Benetton e potrebbe rappresentare un tentativo di conciliare le esigenze dei quattro rami della famiglia e delle diverse generazioni presenti tra chi immagina un futuro di rendita, chi preferirebbe monetizzare e chi vuole proseguire.

Quanto a Fondazione Crt, fondata nel 1991 in seguito alla legge Amato-Carli, è rimasta fino al 1997 unica azionista di Banca Crt per poi dar vita, attraverso l'alleanza con Fondazione Cariverona, al primo nocciolo di Unicredit. Negli anni la partecipazione in Piazza Gae Aulenti si è ridotta all'1,65% ma, al contempo, la Fondazione ha saputo impiegare le risorse in banche (all'ente fa capo anche l'1,78% di Banco Bpm) e infrastrutture. Cogliendo e, all'occorrenza, creando le occasioni di mercato come quella che si è presentata su Generali nel 2010, quando a fronte della volontà di Unicredit di vendere il suo 2%, Palenzona, all'epoca deus ex machina della Fondazione e vicepresidente della banca, ha dato vita insieme ad alcuni imprenditori veneti alla scatola Effeti per entrare di peso in una partita che allora ruotava intorno a Mediobanca e, in particolare, al presidente Cesare Geronzi e a Vincent Bolloré. In trent'anni la Fondazione Crt ha sì messo a disposizione del territorio 2 miliardi in 40mila progetti per arte, ricerca, formazione e welfare in tutti i 1284 comuni piemontesi e valdostani, ma nel frattempo ha anche alimentato un network di partecipazioni in grado di rendere l'ente uno dei principali poli decisori del paese. La governance, oggi più che mai sotto osservazione, ruota attorno a tre leve: il consiglio di indirizzo dove sono presenti le istituzioni piemontesi e valdostane, il cda e il segretario generale, affidato a Massimo Lapucci. E proprio quest'ultimo costituisce un trait d'union oltre che con i Benetton (fino al rinnovo del 29 aprile è consigliere in Atlantia ed è stato consigliere degli investimenti in Sintonia), anche con Caltagirone e Leonardo Del Vecchio con cui Fondazione Crt, non senza qualche malumore interno, sta muovendo guerra a Mediobanca per il controllo di Generali. Il manager è infatti consigliere in Banca Generali e lo è stato in Caltagirone spa e Beni Stabili (oggi Covivio, controllato dal patron di Luxottica).

Una prima verifica dei rapporti si avrà il 22 aprile, data entro cui Fondazione Crt, in apparenza tagliata fuori dalla lista di Sintonia per il rinnovo dei vertici di Atlantia, può decidere se reinvestire, in caso di esito positivo dell'Opa su Atlantia, l'intera sua partecipazione nel polo di infrastrutture (attualmente l'accordo è sullo 0,76% del capitale). Il redde rationem si avrà però il 29 aprile con il rinnovo dei vertici di Generali quando sarà interessante verificare il voto dei Benetton, dati vicini alla lista presentata da Caltagirone (e appoggiata da Del Vecchio e Fondazione Crt) in contrasto a quella del cda voluta da Mediobanca e DeAgostini.

Ma, considerando l'imponente operazione alle porte, potrebbero voler evitare un contrasto aperto con Piazzetta Cuccia, preferendo una soluzione di mezzo come quella offerta dalla lista di Assogestioni già votata nel 2019.

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