Economia

Generali, Cirinà raddoppia gli obiettivi

Il manager promette il doppio della cassa e di utile per azione rispetto al piano Donnet

Generali, Cirinà raddoppia gli obiettivi

La lista dei ribelli nella guerra per il controllo delle Generali ha fatto il tutto esaurito al Four Season di Milano. Tutta la finanza italiana, nemici compresi, ha presenziato, dal vivo e in streaming, all'incontro con analisti e giornalisti per la presentazione del programma awakening the lion (risvegliare il Leone) con cui la lista di Francesco Gaetano Caltagirone (al 9% del capitale) concorrerà al rinnovo del cda del 29 aprile, in contrapposizione con la lista del cda voluta dal tandem Mediobanca (al 17,2% dei diritti di voto) e DeAgostini (1,4%). Nei prossimi giorni il programma sarà presentato ai fondi, arbitri della partita (al 35,1%), tra Londra e New York.

A fare gli onori di casa è stato lo stesso ingegnere romano che, incontrando a margine i giornalisti, ha contestato il progressivo declino del gruppo rispetto ai concorrenti internazionali (tra il 2005 e il 2021 Generali ha perso più di 8 miliardi di capitalizzazione in controtendenza rispetto a Zurich, Axa e Allianz) e ha rimarcato la battaglia per l'indipedenza, la volontà di crescita con l'M&A e l'intenzione di intervenire sulle procedure per le operazioni tra parti correlate. L'antagonista? Mediobanca, come Caltagirone ha detto in una intervista al Sole 24 Ore. Tutte tematiche che sono state poi sviluppate da Luciano Cirinà, top manager di Generali da 33 anni e ora sospeso, candidato al ruolo di ad, e Claudio Costamagna candidato alla presidenza. I due manager, dopo aver premesso che la strategia è stata scritta sulla base dei soli dati e numeri pubblicamente disponibili, hanno annunciato, qualora eletti, un piano industriale puntuale entro sei mesi dalla nomina.

Con il risveglio del Leone Cirinà e Costamagna puntano a un utile per azione di 4,2 miliardi con una crescita media annua tra il 2021 e il 2024 dell'utile per azione (eps) superiore all'14% (11% organica), rispetto al tasso medio annuo dell'eps del 6-8% previsto da piano presentato a dicembre dall'ad Philippe Donnet, candidato al suo terzo mandato dalla lista del cda. Confermati i target di dividendi del piano di Donnet così come il buyback. Prevista poi una spinta sull'efficienza operativa con un taglio dei costi di 600 milioni e la riduzione del rapporto cost/income dall'attuale 64% al 55% nel 2024 (rispetto al 61% del piano in corso). Nel triennio sono inoltre stati messi a budget 1,5-1,6 miliardi di investimenti tecnologici (1,1 nel piano in corso). Focus, infine, sullo shopping per cui sono disponibili 7 miliardi (rispetto ai 3 messi sul piatto dall'ad), debito compreso per un numero limitato di operazioni di maggiori dimensioni rispetto a quelle finalizzate negli ultimi anni, con un occhio al settore danni, al gestito, alla crescita in Ansia con Cina e in India in pole position e alla penetrazione nel mercato Usa del gestito. Il management, tuttavia, non preclude la possibilità di procedere ad aumenti di capitale per assicurarsi munizioni per eventuali operazioni di maggiore calibro.

Piazza Affari appare intrigata dalla battaglia e dai nuovi stimoli emersi.

Il titolo del Leone infatti, nonostante alcuni broker abbiano sottolineato la mancanza di dettagli operativi nel programma e altri abbiano espresso scetticismo sui target troppo ambiziosi, ha chiuso la seduta in rialzo dell'1,8% a 19,42 euro, sui massimi dal 2008.

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