Generali, De Agostini esce ma tiene i diritti di voto

Il gruppo esprime "stima" per l'ad del Leone, però cede l'1,4% alla vigilia del piano industriale

Generali, De Agostini esce ma tiene i diritti di voto

De Agostini avvia l'uscita da Generali attraverso «un progetto di dismissione progressiva» dell'1,44% detenuto nel Leone, proprio a ridosso della presentazione del piano industriale del colosso assicurativo. Nel contempo Leonardo Del Vecchio e Francesco Gaetano Caltagirone continuano a fare shopping sul mercato, salendo il primo al 5,71% e il secondo al 7,19% del gruppo guidato da Philippe Donnet. Il titolo, dopo aver toccato i 19 euro, è tornato indietro e ieri ha chiuso a 18,4.

«Ci si chiede se, al di là dell'aspetto speculativo e dei venti di guerra che spirano a Trieste in vista del rinnovo del board di aprile, Generali non stia trattando a un prezzo adeguato dopo aver riguadagnato i livelli del 2019 con una rincorsa del 30% da inizio anno», considera una fonte finanziaria. Generali tratta a 11 volte gli utili, in linea con Axa rispetto alle 9,7 volte di Allianz e alle 13 di Zurich.

La performance di Borsa, a quanto pare, ha convinto De Agostini, entrata in Generali nel 2006 e rappresentata nel cda dall'ad Lorenzo Pellicioli, a valorizzare la partecipazione, a bilancio a 15,5 euro per azione; destinando i proventi a «perseguire nel prossimo futuro nuove opportunità di investimento». Il primo slot ceduto da De Agostini riguarda un pacchetto pari allo 0,14% di Generali su cui tuttavia, grazie a una complessa costruzione di derivati, la società di Novara manterrà i diritti di voto fino all'assemblea chiamata, il 29 aprile, a rinnovare il cda del Leone.

«La tempistica è tutto. Fa riflettere la scelta di De Agostini di ufficializzare l'inizio del processo di dismissione a tre settimane dal piano industriale di Generali in calendario il 15 dicembre», sostiene la fonte. L'appuntamento è cruciale per Donnet, visto che si tratta di uno degli ultimi banchi di prova per convincere la platea degli istituzionali presenti nel capitale del gruppo a votare il suo terzo mandato e rispondere alle critiche di Del Vecchio e Caltagirone, che contestano al capo-azienda una strategia di crescita poco coraggiosa.

In merito da Novara sottolineano «l'apprezzamento per l'operato del management» e «la stima e sintonia nei confronti dell'ad Donnet che nel corso degli ultimi due mandati ha saputo distinguersi per la visione strategica, la competenza tecnica e la completezza manageriale».

Tanto da tenersi stretto il diritto di voto per il rinnovo del board grazie a cui De Agostini potrà schierarsi a fianco di Mediobanca (17,2% dei diritti di voto del Leone) nell'appoggiare la lista del cda capeggiata da Donnet contro quella dei pattisti: il patron di Essilorluxottica e l'imprenditore romano, insieme a Fondazione Crt, vanno verso il 18% del capitale.

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