Le Generali sono «molto avanti» nel piano industriale e contano di «migliorare i dividendi»: l'ad Mario Greco arringa i soci chiamati in assemblea per approvare il bilancio. In platea i fondi esteri rappresentano ormai il 15,28% dei presenti (erano il 12,2% lo scorso anno e il 9% nel 2012).
È il segno che il mercato apprezza la cesura creata da Greco, rispetto alla gestione di Giovanni Perissinotto, e l'addio ai salotti buoni. Fatti salvi gli obiettivi di solidità patrimoniale, il top manager «sottratto» nell'agosto di due anni fa alla Zurich ha insistito sul tasto della redditività (1,9 miliardi i profitti dello scorso anno) e del rilancio: il Leone «deve fare più util; li farà già nel 2014 e negli anni successivi». «Siamo sulla strada giusta», ha proseguito Greco esprimendo «fiducia» sul futuro; così come «grande attenzione» è dedicata alla vendita dell'elvetica Bsi.
Il presidente Gabriele Galateri ha invece applaudito alla «decisa spinta» al cambiamento impressa da Mediobanca con l'ad Alberto Nagel e dagli altri «principali azionisti» di Trieste: Francesco Gaetano Caltagirone, De Agostini e Leonardo Del Vecchio.
La platea è stata, però, increspata dalla richiesta al vertice di fare chiarezza, soprattutto sul passato: a parlare in nome dei fondi, è stato Antonio Albano di Talete Consulting, rimarcando «apprezzamento» per lo sforzo di Greco di rendere Generali una «società normale, ponendo fine a un approccio fondato su un capitalismo di tipo relazionale». «Continui su questa strada, dottor Greco, non si faccia intimorire», ha proseguito l'ambasciatore dei fondi, domandando al consiglio triestino di rendere pubblica anche la relazione di Kpmg, da cui è nato il caso dei cosiddetti «investimenti alternativi» effettuati da Generali durante l'era Perissinotto con i veneti di Finint e Palladio Finanziaria. Trieste ha già evidenziato 200 milioni di danni, avviando una causa giuslavoristica verso i Perissinotto e l'allora braccio destro Raffaele Agrusti: la prima udienza è il 29 maggio. Generali ha chiarito di avere «rapporti per 200 milioni con Finint» e un'esposizione di 300 milioni verso Veneto Banca. Enrico Marchi e Andrea de Vido hanno però ribattuto che tra Finint e il Leone, a parte le partecipazioni azionarie incrociate, non c'è alcuna esposizione.
Quanto ancora al libro soci, a sorpresa manca all'appello ufficiale BlackRock (titolare del 2,8% nel 2012) e risulta invariata la posizione del Fondo strategico italiano della Cdp (al 4,48%), malgrado alcune ricostruzioni indicassero come già dimezzata la quota da dismettere entro fine 2015.
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