Generali, Intesa aspetta i soci Unicredit

Operazione congelata per l'esito dell'aumento di capitale

Generali, Intesa aspetta i soci Unicredit

A che punto sono le grandi manovre di Intesa sulle Generali? Prima la prematura fuga di notizie sulla stampa, poi la barricata alzata da Trieste con l'acquisto in chiave anti-scalata del 3% di Intesa e infine la prudenza della banca guidata da Carlo Messina che non intende fare scelte azzardate per tutelare dividendi e ratio patrimoniali, ma prendersi tutto il tempo che serve. Il cantiere resta però aperto e a lavorarci sono in molti. Da quel che trapela la prima mossa non arriverà prima di aprile. O comunque solo dopo aver valutato il nuovo assetto azionario che uscirà dal maxi aumento di capitale da 13 miliardi di Unicredit, che si chiuede il 10 marzo. L'istituto di piazza Gae Aulenti è il primo socio di Mediobanca che a sua volta controlla il 13% di Generali (quota destinata a scendere al 10%). Le scelte dell'ad Jean Pierre Mustier nonché quelle dei suoi futuri compagni di viaggio rappresentano dunque una variabile determinante per lo schieramento delle pedine per eventuali alleanze.

Sul tavolo di Intesa ci sarebbero diverse combinazioni: una fusione amichevole, caldeggiata nei giorni scorsi anche dal Financial Times, un'operazione simile a quella imbastita per la conquista di Rcs che secondo alcuni analisti potrebbe prevedere un'offerta a 19 euro sul 60% di Generali (ieri il titolo ha chiuso sopra i 15 euro) con una componente in contanti non superiore a 4 euro o un'offerta a 16 euro sul 100% interamente in azioni Intesa (ieri +1,3% a 2,1 euro). Infine, è l'ultima indiscrezione, anche un aumento di capitale senza diritti di opzione per gli attuali soci, che potrebbe essere sostenuto da alcuni fondi sovrani internazionali con modalità però ancora tutte da valutare sotto il profilo giuridico.

Oggi, intanto, si riunirà il cda di Generali in un incontro che era in agenda da tempo e che all'ordine del giorno ufficialmente ha solo temi di ordinaria amministrazione. Non è però escluso che i consiglieri possano ricevere anche un aggiornamento sulla «ristrutturazione» del 3% di Intesa o sulla strategia da seguire sul fronte del taglio dei costi nei mercati più maturi. L'occasione potrebbe servire anche per un primo confronto formale fra i rappresentanti in consiglio dei soci, in particolare fra Mediobanca, Leonardo Del Vecchio, De Agostini e Caltagirone.

Nel frattempo, c'è chi ha visto nell'ultimo commento di Romano Prodi apparso sulle pagine del Messaggero domenica scorsa una sorta di benedizione all'operazione di Intesa. «Il nostro risparmio ha preso la via dell'estero», scrive l'ex premier che crede «sia ancora possibile, e forse doveroso, porre mano a un processo di rafforzamento delle nostre imprese, partendo dal dato di fatto che una fusione tra aziende italiane sarebbe ben in grado di creare un'impresa capace di vincere la concorrenza internazionale».

Le manovre di Intesa sarebbero seguite con estremo interesse anche dal Quirinale e ci sarebbero stati già alcuni contatti fra i vertici di Intesa e il presidente della Repubblica con la mediazione riferiscono fonti bene informate dell'ex ministro del

Tesoro ed ex presidente di Mps, Piero Barucci, amico di Sergio Mattarella. Del resto, per costruire una rete di consensi attorno a un progetto così ambizioso serve tempo. Perché non può nascere un'operazione di sistema senza il sistema.

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