Economia

Generali, ora Mediobanca pesa il 17%

Il gruppo prende in prestito il 4,4% e spinge i diritti di voto. Occhi su Caltagirone&C

Generali, ora Mediobanca pesa il 17%

Mediobanca è pronta alla guerra contro il patto Delfin-Caltagirone-Fondazione Crt che ne minaccia da vicino la presa su Generali. Ieri l'istituto guidato dall'ad Alberto Nagel ha comunicato «di aver sottoscritto con una primaria controparte di mercato un'operazione di prestito titoli avente ad oggetto 70 milioni di azioni Assicurazioni Generali, pari al 4,42% del capitale sociale della compagnia». L'operazione, che porta i diritti di voto di Piazzetta Cuccia al 17,22%, avrà «la durata di circa otto mesi e comunque almeno fino all'assemblea di Generali chiamata a rinnovare il consiglio di amministrazione».

La mossa è stata effettuata all'indomani dell'ultimo mini-acquisto di Leonardo Del Vecchio (Delfin) che aveva comperato uno 0,1% portandosi così al 5,1% e rafforzando l'accordo di consultazione che con l'1,23% di Crt e il 6,2% di Caltagirone ha raggiunto il 12,53%, a un passo da Mediobanca prima del clamoroso prestito titoli. L'operazione avallata da Nagel, inoltre, è stata effettuata alla vigilia del comitato nomine di Generali che oggi dovrà ultimare i lavori preparatori al cda di lunedì, intenzionato a presentare una propria lista per il rinnovo del consiglio di amministrazione alla prossima assemblea di bilancio. In ballo, ovviamente, c'è la conferma dell'amministratore delegato Phillippe Donnet su cui è concentrato il malcontento dell'asse Del Vecchio-Caltagirone, favorevole a un suo avvicendamento nonostante i risultati positivi conseguiti per il Leone e l'avvio ormai imminente dell'Opa su Cattolica, dopo l'ok Consob.

Il valore simbolico del gesto di Mediobanca (ieri il cda ha approvato definitivamente i conti 2020-21 e convocato l'assemblea per il 28 ottobre) va oltre l'aspetto puramente cronologico. Si tratta di una reazione che riafferma in maniera netta e incontrovertibile la primazia di Piazzetta Cuccia su Trieste. L'obiettivo primario è la tutela dell'investimento in Generali che forniscono un «contributo significativo» agli utili del gruppo (oltre un terzo del totale). Il secondo scopo è inviare un messaggio rassicurante al mercato circa la continuità manageriale del Leone per «evitare una destabilizzazione strategica ed operativa che annacqui i risultati». Il cambio di governance, più volte auspicato da Del Vecchio e Caltagirone, è interpretato come «deleterio» a Milano, soprattutto a fronte dei risultati positivi della compagnia. In terza istanza, non si può non sottolineare come Piazzetta Cuccia per ribadire i primi due punti abbia rinunciato al tradizionale understatement per sottolineare che per Generali è pronta alla guerra visto che i tentativi di conciliazione (a Caltagirone era stata prospettata la vicepresidenza; ndr) sono andati a vuoto.

Al di là di quanto accadrà nel board triestino (dove Nagel conta sull'appoggio dell'1,7% del gruppo De Agostini e per ora sulla neutralità del 3,97% di Benetton), all'assemblea di Mediobanca potrebbe emergere in tutta la sua evidenza lo scontro tra le due fazioni visto che tanto Del Vecchio (19%) quanto l'imprenditore romano (che dovrebbe detenere poco meno del 5%) sono azionisti anche della controllante di Generali.

Commenti