Le «pulizie di primavera» delle Generali piacciono alla Borsa e il titolo vola (+9,35% a 13,33 euro). Il gruppo assicurativo guidato dal ceo Mario Greco ha infatti effettuato svalutazioni per 1,3 miliardi nel quarto trimestre 2012 (1,7 miliardi nell'intero anno) portando l'utile a soli 90 milioni, circa il 90% in meno dell'esercizio precedente. Il dividendo, però, è rimasto invariato a quota 0,2 euro.
Ma che cosa ha acceso l'interesse degli investitori tanto da farne il titolo più brillante a Piazza Affari? Per spiegare il volo del Leone bisogna concentrarsi su due piani: uno finanziario e l'altro prettamente industriale.
Partiamo da quello finanziario. Il mercato già si attendeva un intervento «pesante» sugli asset in portafoglio tale da deprimere i profitti annuali verso il miliardo di euro (il precedente consensus era di 1,7 miliardi) e, quindi, le azioni Generali nelle scorse settimane avevano perso un po' di terreno. Ottima occasione per ricomprare, come ha sottolineato Barclays, giacché è diventato meno costoso di quanto non fosse a gennaio. In secondo luogo, è stata intrapresa, ha spiegato Greco, una «svolta verso le best practice internazionali». In pratica, nel bilancio Generali gli asset saranno svalutati a valore di mercato quando la perdita sarà superiore al 30% (prima era il 50%) e prolungata per oltre 12 mesi (in precedenza 36). Quindi adesso, tutto quello che c'è nel bilancio è a fair value come nelle grandi compagnie internazionali.
Nel dettaglio i titoli disponibili per la vendita sono stati svalutati per 792 milioni. Di questi la metà è ascrivibile al write-off sul 3,15% di Intesa, mentre a una decina di milioni ammonta la «perdita» sulla quota Unicredit detenuta tramite il veicolo Perseo partecipato assieme a Fondazione Crt. Un discorso a parte va fatto per i 148 milioni di svalutazione su Telco (la controllante di Telecom di cui Trieste ha il 30,6%). Quando la «scatola» ha deciso di portare il valore delle azioni Telecom da 1,5 a 1,2 euro l'impatto pro-quota per Generali avrebbe dovuto essere di 280 milioni circa, ma poiché Telco è «spalmata» anche sulle gestioni Vita, l'effetto netto che si vede a conto economico è inferiore. Infine finanziamenti e crediti sono stati svalutati per 118 milioni, il real estate per 56 milioni e gli altri asset per 156 milioni (ma il fondo Vei «targato» Palladio non è stato toccato).
Ovviamente Greco ha ribadito che «partecipazioni strategiche non esistono» e che su tutto si valuterà di volta in volta. E questo vale sia per l'aumento di Rcs che per le sorti della quota in Atlantia post-fusione con Gemina. Il Ceo ha voluto rimarcare la chiusura col passato. «Non faccio lo storico - ha detto riferendosi ad alcune vecchie operazioni con parti correlati - perché ora il mio obiettivo è raggiungere nel 2015 oltre 5 miliardi di risultato operativo».
Ed è proprio quest'ultimo l'altro driver della performance di Borsa registrata ieri. Nel 2012 sono stati conseguiti 4,219 miliardi di profitti operativi (+10,5%) battendo i target societari e quelli degli analisti. Più nel dettaglio, il segmento Vita ha visto un risultato operativo in crescita del 9,7% a 2,6 miliardi, nei Danni l'incremento è stato del 5,6% a 1,6 miliardi. L'indice Solvency 1 si è portato al 150% a fine 2012 dal 117% di fine 2011 e a fine marzo si attesterà al 140% a valle della tranche da 1,28 miliardi da pagare a Petr Kellner per il 25% di Ppf Holding e del dividendo.
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