Unicredit non pensa ad acquisizioni e a breve conta di chiudere la vendita di Uccmb. Nel giorno della rivoluzione delle banche popolari per mano del governo Renzi, l'istituto ha ribadito il suo disinteresse verso il consolidamento in Italia. E al tempo stesso ha confermato l'imminente dismissione della banca del gruppo specializzata nella gestione dei crediti deteriorati alla cordata formata da Fortress e Prelios. A parlare è stato il ceo Federico Ghizzoni, in occasione della consueta conferenza stampa che segue la riunione del consiglio d'amministrazione.
«Il cda - ha detto il banchiere - ha approvato il budget 2015» che «sarà allineato sulle linee guida del piano industriale presentato dalla banca a inizio 2014». Interpellato quindi sulla mossa del governo di trasformare le più grandi popolari in spa, ha ribadito che Unicredit non è interessata all'eventuale risiko che si prospetta: la «nostra politica non cambia in seguito» alle decisioni del governo, «non guardiamo ad acquisizioni in Italia, dove peraltro stiamo crescendo bene. Non c'è nessun cambio di strategia».
Rispetto al dossier Uccmb, invece, Ghizzoni ha indicato che i legali sono ormai a lavoro per la stesura del contratto definitivo e che a breve sarà annunciato l'accordo. «Abbiamo concordato i contenuti» dell'intesa con Fortress e Prelios, pertanto «è stato fatto un passo avanti importante, non si negozia più ma si scrivono i contratti». Dal punto di vista dell'attività industriale, il ceo ha sottolineato poi che la banca sta assistendo ad «un segnale di ripresa sul fronte del credito, in paesi come Germania, dell'Europa centrale e dell'Est e anche in Italia». Questo grazie anche alla spinta arrivata dai «fondi della Bce (Tltro, ndr), ovvero quei 7,8 miliardi circa che abbiamo preso e pensiamo di utilizzare interamente entro fine febbraio». Ma la Bce starebbe per varare anche il «Qe»: a questo punto, dice Ghizzoni, è «presumibile» che domani la Bce vari «un intervento» di Quantitative Easing, o alleggerimento quantitativo. E, «se dovessi scommettere, penso che scommetterei su un intervento di tipo classico», cioè con acquisti di titoli di Stato da parte della Bce, invece che in capo alle singole banche centrali dei Paesi dell'Eurozona.
Infine, il tema della governance in vista dell'assemblea degli azionisti in calendario per il 13 maggio che dovrà rinnovare il cda.
«Posso dire che ad oggi la situazione è tranquilla si procede senza sussulti e senza intoppi. Non c'è nessuna tensione. Trovo normale che i soci parlino tra di loro. Anche i fondi sono interessati a valutare e, in linea generale, sono sempre più attivi sulla governance anche se in maniera passiva».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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