Fca archivia il primo trimestre dell'anno con ricavi per 24,48 miliardi (-5%) e un utile netto in calo del 47% a 508 milioni. La debolezza dei conti, illustrati al mercato dall'ad Mike Manley e dal cfo Richard Palmer, è però passata in secondo piano rispetto alla convinzione espressa dai vertici del Lingotto sul raggiungimento degli obiettivi di quello che si preannuncia «un anno solido» e sulla visione in tema di alleanze.
L'impennata delle azioni di Fca ha portato il titolo a quota 14,17 euro (+4,6%), trascinando anche le azioni della holding controllante Exor: +1,3% a 59,18 euro.
Manley ha voluto, innanzitutto, rassicurare gli investitori: «Dimostreremo nel corso dell'anno che il primo trimestre resterà il più debole del 2019. I conti presentati sono stati comunque in linea con le nostre attese». Ottimismo anche sugli Usa, primo mercato del gruppo, dove le vendite sono scese del 14% nel periodo in esame («continueremo a lavorare perché il business rimanga forte)» e in particolare l'Emea (giù del 10% i ricavi come le consegne) «che nel secondo semestre segnerà numeri migliori».
La vera sfida di Manley, alla luce delle sue dichiarazioni, inizia ora, in attesa soprattutto delle novità annunciate per il mercato europeo: sono 10 i lanci previsti entro il 2022. Tra gennaio e marzo del prossimo anno cominceranno a girare, nella fabbrica di Melfi, le linee di produzione dei modelli ibridi ricaricabili di Jeep Compass e Renegade. Senza dubbio quella di Fca è una gara contro il tempo, soprattutto per i suoi marchi più redditizi, Alfa Romeo e Maserati, che necessitano di un'accelerazione nel rafforzamento delle rispettive gamme e motorizzazioni. Maserati è stata oggetto di una puntualizzazione da parte di Manley, visto il momento di difficoltà (-41% le consegne trimestrali, -38% il fatturato e -75 milioni l'ebit, passato a 11 milioni). «I miglioramenti arriveranno nel secondo semestre». Intanto, è già avvenuta, per i due marchi, la separazione delle strategie con un focus sul lusso da parte del Tridente guidato da Harald Wester.
Secondo le affermazioni di Manley, il discorso sulle alleanze non dovrebbe essere ravvicinato (pre-tattica?, l'attesa di distensioni sul fronte degli scambi commerciali?). «Credo - spiega - che onestamente nei prossimi due o tre anni ci saranno significative opportunità di partnership e alleanze nell'auto a livello globale, e Fca avrà un ruolo costruttivo, attivo e proattivo nel proprio settore», con un occhio, ovviamente, alle sinergie necessarie per abbassare i costi.
Fca ha quindi fatto chiarezza sul ricorso a Tesla allo scopo di equilibrare la media delle emissioni della propria offerta, evitando in questo modo pesanti sanzioni da Bruxelles. È toccato al cfo Palmer spiegare il piano d'azione: «Nel 2019 i costi di Fca per rispettare la normativa nell'area Emea ammontano a 120 milioni; nel 2020 ci sarà un aumento, ma l'accordo con Tesla lo mitigherà. Siamo concentrati sul lancio di prodotti che rispettano la compliance e ciò è un fattore che contribuirà alla riduzione dei costi da questo punto di vista».
Manley ha commentato positivamente il closing della cessione di Magneti Marelli a Calsonic Kansei. «L'operazione- ha detto - ha prodotto un buon risultato, in linea con le attese».
Il 7 maggio toccherà a Ferrari, con l'ad Louis Carey Camilleri e il cfo Antonio Picca Piccon, e Cnh Industrial (a parlare sarà l'ad Hubertus Mühlhäuser), sempre della galassia Elkann-Agnelli, presentare i conti trimestrali e parlare di futuro.
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