La programmata visita di Carlos Tavares, ad di Stellantis (nella foto), all'impianto di Termoli (Campobasso), indicato per ospitare una delle tre Gigactory europee, ha lasciato sindacati e lavoratori con non poche preoccupazioni. L'incontro con le Rsa, seguito alla visita dello stabilimento che occupa 2.400 persone e produce motori a benzina, ha evidenziato come il gruppo attenda ancora segnali concreti dal governo: un piano nazionale sull'automotive e il suo indotto in funzione degli investimenti in corso sulla transizione energetica.
Tavares, inoltre, è tornato sul tema dei costi eccessivi delle fabbriche in Italia e, in vista della produzione a Termoli dei nuovi motori GSE, ha rimarcato come tra il nostro Paese e la Francia, dove nascono i propulsori Pure-Tech, ci sono 350-400 euro di differenza per unità finita.
Dunque, nessuna news sull'avanzamento del progetto Gigafactory italiana e il nodo dei costi che non accenna ad allentarsi, con in più i rischi sociali derivanti dalla svolta elettrica in corso («imposta dai politici e non dall'industria») che Tavares ha sottolimnato in un'intervista a quattro quotidiani europei, tra cui il Corriere della sera.
La Fiom-Cigil - in una nota firmata da Simone Marinelli, Alfredo Fegatelli e Giuseppe Tarantino - rimarca «il silenzio e la scelta del governo di non aprire un'interlocuzione sindacale e a sostegno dei lavoratori automotive». E ricorda anche la mobilitazione battezzata «Safety Car» che potrebbe sfociare in una protesta unitaria con gli altri sindacati. Da parte sua, Ferdinando Uliano (Fim-Cisl) sollecita la convocazione urgente del tavolo Stellantis in sede ministeriale per capire come mai non sia stato ancora definito positivamente, a sette mesi dall'annuncio, il progetto Termoli per la produzione di batterie. Il primo marzo, inoltre, Tavares presenterà il piano industriale al 2030, e in proposito Uliano chiede che il tavolo, da tenersi prima di quella data, serva anche a confermare gli accordi già siglati su Melfi, polo torinese ed enti centrali.
«L'Italia deve concorrere alla pari con le altre potenze industriali, altrimenti le ricadute economiche e occupazionali saranno altissime», l'avvertimento al governo di Gianluca Ficco e Francesco Guida (Uilm). «Non si torni indietro su impegni presi con il governo, che non ci siano spiacevoli sorprese o cambiamenti, la Gigafactory ora deve rimanere a Termoli. Il rischio è che in pochi anni, senza l'attesa riconversione prevista per il 2026, Termoli subisca un trauma occupazionale non sopportabile», interviene Roberto Di Maulo (Fismic-Confsal).
L'atteggiamento di Tavares, un segnale che il governo non
deve sottovalutare, era comunque nell'aria e il Giornale aveva ipotizzato che l'immobilismo di Roma tra piano automotive e nuovi incentivi, avrebbe avuto delle conseguenze. C'è tempo ancora un mese per riannodare il tutto.
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