Un gioiello italiano oscurato da Algeria e sospetti di insider

Un gioiello italiano oscurato da Algeria e sospetti di insider

Fino allo scorso 5 dicembre Saipem era una società sconosciuta al grande pubblico, ma abbastanza ricercata dagli investitori internazionali. La controllata di Eni (42,9%), specializzata nelle infrastrutturazione Oil&Gas, prometteva utili e dividendi e continuava a ricevere apprezzamenti e buy dalle case d'affari.
Il 5 dicembre crolla un mondo. L'ad Pietro Franco Tali si dimette. Con lui vanno via anche il capo Engineering, Pietro Varone, e il Cfo di Eni (ma ex Saipem) Alessandro Bernini. Sono dimissioni «spintanee», legate alle indagini dei magistrati algerini e milanesi e il top management del Cane a sei zampe vuole voltare pagina. Ci sono infatti dubbi sulla regolarità degli appalti nel Maghreb, alcuni dei quali sarebbero stati ottenuti (in particolare il gasdotto Gk3) dietro pagamenti di commissioni» di dubbia natura all'algerina Sonatrach.
A Saipem viene promosso ad il consigliere indipendente Umberto Vergine. A Eni arriva Massimo Mondazzi come Cfo. Dopo un'escursione a 29 euro, il titolo si riprende. Nel frattempo il fondo Capital Research ha ridotto la sua esposizione scendendo dal 4,9 all'1,3 per cento. Dal 19 novembre i fondi americani di BlackRock hanno scelto di valersi dell'esenzione sulla comunicazione delle partecipazioni tra 2 e 5%. Del loro 2,8% non si sa più nulla. Nell'azionariato si rileva solo il 2,6% di Fil Limited (Fidelity).
Tutto a posto? Neanche per sogno. Il 28 gennaio scorso Bank of America annuncia il collocamento del 2,3% circa di Saipem. L'operazione si conclude martedì 29 nella parte bassa della forchetta di prezzo (30,65 euro). Offerta con poco successo? Al contrario, i titoli vengono piazzati immediatamente prima dell'allarme utili lanciato dal nuovo manager Vergine che taglia le previsioni sull'utile 2012 a 900 milioni e soprattutto ebit e utile netto 2013 risultano quasi dimezzati. I vecchi buy diventano sell e il titolo perde in un sol giorno il 34 per cento. Le vecchie stime erano troppo ottimistiche e sottovalutavano i costi operativi. E poi, come ribadito ieri da Vergine, Saipem non ha accantonato nulla per l'Algeria. Ma la Consob vuol vederci chiaro e convoca tutti. Fidelity si chiama fuori: è scesa all'1,9% il 31 gennaio.

I sospetti si concentrano su BlackRock, ma la frittata è fatta. Ieri è stato tirato in ballo Paolo Scaroni che si è dichiarato «estraneo». Eni è crollata (-4,6%), Saipem sta recuperando (+5,3%). Un altro gioco al massacro?

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