Il governo sguinzaglia il Fisco: arriva uno tsunami di controlli

Le Entrate hanno introdotto controlli preventivi e verifiche per i ristori che verranno erogati. Chi rischia davvero

Il governo sguinzaglia il Fisco: arriva uno tsunami di controlli

Uno tsunami di controlli per impedire ai furbetti di ottenere in modo indebito i ristori a fondo perduto garantiti dal governo al fine di mitigare gli effetti economici provocati dalla pandemia di Covid-19. Il Fisco ha scaldato i motori e adesso è pronto a scendere in campo con tutte le armi a sua disposizione. Nel mirino è subito finito il secondo canale di accesso all'indennizzo pianificato dall'esecutivo per sostenere le varie attività commerciali colpite dalle nuove restrizioni.

L'Agenzia delle Entrate ha infatti introdotto un controllo preventivo sulle domande presentate. In che cosa consiste? I dati di coloro che hanno presentato le istanze saranno incrociati con le informazioni dell'anagrafe tributaria. A quel punto dovrà emergere, per forza di cose, una coerenza tra le due fonti. In caso di fumata nera, il fisco impedirà la lavorazione della domanda e il conseguente bonifico.

I controlli preventivi del fisco

Scendendo nel dettaglio, attraverso i controlli preventivi, il fisco ha intenzione di accendere i riflettori su una serie di questioni. Come ha sottolineato Il Sole 24 Ore, l'autorità fiscale intende appurare i requisiti base necessari per avere diritto al contributo a fondo perduto. Che cosa serve per avere il semaforo verde? Bisogna essere una partita Iva attiva (dunque non fantasma), attivata prima dello scorso 25 ottobre e non cessata prima della presentazione della suddetta domanda.

Dovrà poi essere accertato la natura dell'attività commerciale di chi ha presentato domanda. Già, perché i nuovi ristori sono destinati solo ad alcune categorie. I richiedenti dovranno esercitare come attività prevalente una di quelle inserite nei codici Ateco presenti nel dl ristori bis.

Gli altri controlli

Il fisco passerà in rassegna una serie di dati contabili necessari per incassare il contributo a fondo perduti. Tra questi troviamo il fatturato e i corrispettivi del mese di aprile 2020, inferiore ai due terzi dell'ammontare complessivo del fatturato e dei corrispettivi dell'aprile 2019 (oltre all'apertura della partita Iva dal primo gennaio 2019).

Verranno poi effettuati accertamenti sulle dichiarazioni dei redditi, con controlli mirati sui dati fiscali di fatture elettroniche e comunicazioni di liquidazione periodica Iva. Non mancheranno inoltre verifiche e controlli antimafia; per scongiurare possibili infiltrazioni criminali, i dati recuperati potranno essere trasmessi dal fisco alla Guardia di Finanza per un altro controllo incrociato.

Recupero contributo, sanzioni e restituzioni

Nel caso in cui l'indennizzo richiesto non sia dovuto, l'Agenzia avvierà l'attività di recupero del contributo. Attività che includerà una sanzione minima pari al 100% e massima del 200% delle somme incassate.

L'ottenimento indebito del bonus prevede la reclusione da 6 mesi a 3anni o una sanzione amministrativa compresa tra i 5.164 euro a i 25.

822 euro in caso di contributo erogato di importo inferiore a 4mila euro. Ricordiamo che la partita Iva che percepisce un fondo perduto non spettante può regolarizzare la sua posizione presentando un'istanza di rinuncia, restituendo così il ristoro.

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