Grande Unipol, fondi in ordine sparso. Spunta Singapore

Grandi investitori europei ancora in ordine sparso davanti all'aumento di capitale da 1,1 miliardi che permetterà a Unipol di assorbire il gruppo Fonsai, diventando il secondo big delle polizze italiano alle spalle delle Generali. Il prezzo proposto appare da saldo estivo rispetto ai multipli cui trattano in Borsa alcune concorrenti anche internazionali, ma per la cinquantina di istituzionali e fondi sovrani incontrati dalla compagnia tra Londra, Francoforte e Parigi non è facile decidere di correre il «rischio Italia». Almeno per i pessimisti che, secondo quanto trapela dalle banche del consorzio di garanzia, sono circa il 20% dei soggetti sondati dalla squadra guidata dal responsabile della pianificazione e controllo di Unipol, Gian Luca Santi. Il braccio destro dell'amministratore delegato Carlo Cimbri (nella foto) a inizio settimana tornerà nella City per proseguire l'azione di proselitismo, che prevede anche altri appuntamenti a Milano (mercoledì termina la trattazione dei diritti).
Finora il roadshow ha fatto tappa, tra gli altri, negli uffici di Dws, Exane, Axa, Citadel, Algebris, Invesco, Kairos, Millennium, SocGen, Amber, Viking, Marble Bar. Dove Santi avrebbe trovato interlocutori un po' storditi dal lungo braccio di ferro con Sator e attenti nel circoscriverne le possibili ricadute legali ma anche persuasi della bontà di un'operazione industriale da cui nascerà un gruppo in grado di misurarsi a livello europeo: la grande Unipol dovrebbe essere il quinto operatore Danni del Vecchio Continente e l'ottavo nella classifica complessiva. E un chip potrebbe decidere di puntarlo anche un fondo di Singapore, affiancandosi così ai norvegesi di Norges Bank che, oltre ad essere azionisti di Bologna, sono anche nel libro soci di Fonsai. A chi ha seguito il roadshow è parso che almeno un investitore su tre di quelli interpellati fosse «caldo» sul dossier Unipol, mentre il restante 40% sarebbe rimasto molto indeciso, impegnato a fare i conti con un'Europa che è a un passo dal finire in pezzi.
Al quartier generale di Via Stalingrado, il capo del commerciale Franco Ellena (che è anche dg della controllata Unipol Assicurazioni) sta invece ricevendo i primi ritorni del nuovo contratto agenti tenuto a battesimo a inizio luglio (i «no» sono stati una dozzina su una rete di oltre 2mila venditori). L'accordo, frutto di 18 mesi di trattative, assegna agli agenti commissioni variabili dal 10 al 17% così da premiare quelli con un portafoglio Danni più performante.
Una rivoluzione per il mondo delle polizze, che di norma riserva alla rete commissioni fisse intorno al 10 per cento. Tanto che oltre a essere un'altra leva a disposizione di Cimbri per rispettare gli impegni presi con l'Antitrust, il nuovo contratto ha già sollecitato l'interesse di una decina degli agenti top della concorrenza che avrebbero bussato a Bologna. La sfida sarà ora instillare anche in Fonsai lo stesso approccio: il cantiere dovrebbe durare un anno e mezzo.

E una volta a regime dovrebbe aiutare a riportare in riga il combined ratio dell'attuale Fonsai avvicinandolo al 93% oggi di Unipol. Previste poi azioni di efficientamento del portafoglio che, come è accaduto a Bologna, alleggerirà l'esposizione verso la pubblica amministrazione, il corporate e le flotte aziendali.

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