
Alla fine il premier greco Antonis Samaras l'ha spuntata: i rappresentanti della «troika», i tedeschi Matthias Mors (Ue) e Klaus Masuch (Bce), e il danese Poul Thomsen (Fmi), sono infatti propensi a concedere ad Atene due ulteriori anni per centrare gli obiettivi di bilancio. L'anticipazione è di Der Spiegel. La situazione greca, del resto, è e resta gravissima: senza la nuova tranche di aiuti internazionali il Paese non potrebbe arrivare oltre novembre. Le casse dello Stato sono vuote e, inoltre, altre società, dopo la Coca-Cola Hellenic, potrebbero lasciare il Paese e stabilirsi in Svizzera per evitare la scure dell'austerity e l'aumento delle imposte. Secondo Nikolaos Aggelidakis, presidente della Camera di commercio svizzero-greca, numerosi manager di società elleniche, inclusa una quotata in Borsa, la Perseus Speciality Food Products, con un fatturato di 41,5 milioni di euro e attiva nel settore alimentare, hanno contattato l'organizzazione per informarsi sui vantaggi di un eventuale spostamento in territorio svizzero. Notizie non positive, dunque, per le finanze del Paese ma, nonostante tutto, la Grecia sarebbe riuscita ad avere due anni di tempo in più per cercare rimediare. Secondo gli ispettori della «troika», infatti, Atene non riuscirà a realizzare entro il 2020 l'obiettivo fissato di ridurre il proprio deficit al 120% del Pil, condizione necessaria per far scattare la prossima rata di aiuti di 31,5 miliardi di euro. Secondo l'Fmi, il deficit della Grecia sarà di almeno il 140% nel 2020. A questo punto, però, si devono aspettare le notizie ufficiali e, soprattutto, il via libera dei ministri delle Finanze degli altri Paesi della zona euro.
In ogni caso, far slittare alcune riforme strutturali al 2016 costerebbe 30 miliardi di euro in più ai creditori del Paese, dice lo Spiegel: un buco finanziario che potrebbe essere sostenuto solo se la Bce di Mario Draghi si accollerà parte delle perdite sul debito greco o se verrà deciso un terzo pacchetto di aiuti. E, seppure a malincuore come sempre, la Germania dovrà avallare le misure. Anche a questo è servita la recente visita ad Atene della cancelliera Angela Merkel. Il ministro delle Finanze tedesco, Wolfgang Schaeuble, ha infatti detto che il default della Grecia non ci sarà, aggiungendo che se Atene uscisse dalla zona euro, sarebbe un danno per tutti gli aderenti alla moneta unica e non solo per lo Stato ellenico.
Intanto, il presidente della Bce, Draghi, a Tokio per il G-30, ha illustrato ai governatori delle Banche centrali dei principali Paesi, le misure antispread decise a settembre dall'Eurotower. In particolare, Draghi ha ribadito come l'intervento si sia reso necessario dopo la rottura della catena di trasmissione della politica monetaria all'interno dell'Eurozona. Il predecessore di Draghi, Jean-Claude Trichet, ha definito l'intervento «positivo» per ripristinare la fiducia e raffreddare gli spread, mentre per Christine Lagarde, direttore del Fmi, le misure adottate dalle Banche centrali «vanno nella direzione giusta».
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