Coronavirus

Greggio, l'Opec taglierà almeno 10 milioni di barili

Vertice fiume del Cartello. L'Arabia fa shopping per 1 miliardo sui big del petrolio, c'è anche Eni

Greggio, l'Opec taglierà almeno 10 milioni di barili

Un taglio alla produzione di petrolio di 10 milioni di barili al giorno per i prossimi due mesi. È questa la mossa anti-Covid a cui punta l'Opec Plus, il gruppo di produttori di greggio formato dal cartello e da una serie di membri «esterni», nel corso di un vertice fiume ancora in corso nella serata di ieri quando il Giornale andava in stampa.

«Il Covid-19 è una bestia invisibile che sta travolgendo tutto sulla sua strada», ha detto il segretario generale dell'Opec, Mohammed Barkindo, durante la riunione dell'Opec+ in videoconferenza. «I fondamentali della domanda e dell'offerta nel mercato petrolifero sono terribili», ha aggiunto, spiegando che il calo della domanda nel secondo trimestre potrebbe aggirarsi «intorno ai 12 milioni di barili al giorno».

Una decisione, quella di dare una sforbiciata alla produzione, molto attesa in vista di queste previsioni e dopo i disastrosi crolli dell'oro nero. E che sancirebbe almeno una parziale ritrovata pace tra Russia e Arabia Saudita.

Proprio a causa dei loro dissidi, a marzo, non si era trovata la quadra sui tagli. Poi la pandemia ha fatto precipitare la domanda globale di carburante di ben 30 milioni di barili al giorno, il 30% delle forniture globali, poiché le misure per combattere il coronavirus hanno messo a terra gli aerei, ridotto l'utilizzo dei veicoli e frenato l'attività economica.

In quest'ottica, le voci di un taglio imminente sono state accolte positivamente dal mercato nel corso della seduta, ma per molti analisti questa mossa non basterà a risollevare i corsi del petrolio. E ieri sera la reazione del mercato è stata netta, dopo il rally intraday, c'è stato il crollo: Wti e Brent dopo aver segnato un balzo superiore al 10%, raggiungendo rispettivamente un picco di 28,3 dollari al barile e 36,4 dollari, hanno ripiegato e terminato gli scambi in netto calo a 22,76 dollari (-9,3%) e 32,13 dollari (-2,4%).

Un accordo, quello dell'Opec, che oggi finirà sul tavolo del G20 Energia, convocato a Washington da Fatih Birol, direttore dell'Agenzia internazionale dell'energia (Aie), che avverte: «Quello che accade nel mercato petrolifero avrà impatti su tutti». Un contesto chiave per capire se anche gli altri produttori al di fuori dell'Opec+ parteciperanno ai tagli.

Uno scenario, quello dei prezzi bassi e della crisi, di cui ha approfittato, nei giorni scorsi, il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman. Secondo il Wall Street Journal, ha acquistato (sui ribassi delle scorse settimane) una serie di partecipazioni in Eni, Equinor, Royal Dutch Shell e Total. Il fondo sovrano arabo Public Investment Fund (Pif) avrebbe investito in tutto 1 miliardo di dollari e anche se non è nota la ripartizione degli acquisti, se non per Equinor (200 milioni di dollari) è ipotizzabile un investimento sul Cane a sei zampe sui 100 milioni circa in azioni Eni, sicuramente ben sotto l'1% del capitale.

All'apparenza un acquisto mordi e fuggi anche se i sauditi avrebbero confermato di avere appena iniziato lo shopping in Europa.

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