Nei fatti, ieri Della Valle ha ottenuto di poter uscire dal patto (che scende dal 63,5 al 58,1%), richiesta a cui è stato indotto dal «comportamento maldestro di alcuni membri», si legge nella sua nota. Rimarrà però azionista con il 5,4%, nella piena sua disponibilità fin dalle 18 di ieri: il recesso è stato approvato all’unanimità. La richiesta è stata fatta in seguito alle divergenze sulla futura governance del gruppo. In particolare la sua linea è risultata minoritaria rispetto a quella appoggiata da Mediobanca e Fiat, primi soci nel patto rispettivamente con il 13,7 e 10,3% del capitale Rcs.
Un provvisorio accordo su cui si lavorava in mattinata e che prevedeva la presenza di Della Valle in cda è stato poi abbandonato per divergenze insanabili e per i toni che aveva preso la discussione. Infatti con Pagliaro e soprattutto con Elkann lo scontro è stato ieri durissimo nelle parole: l’imprenditore marchigiano, quarto socio dietro a Pesenti, ha accusato Fiat e Mediobanca di voler gestire il Corriere come gli pare a loro. Della Valle voleva mantenere la rappresentanza in cda per chi come lui investe di tasca propria, in contrapposizione con i rappresentanti di banche o grandi gruppi. Invece è passata la linea Mediobanca-Fiat, appoggiata da Bazoli, che prevede un cda ridotto da 21 a 12 membri, con 6 consiglieri indipendenti: Luca Garavoglia indicato da Fiat, Fulvio Conti da Mediobanca, Giuseppe Vita, al vertice del gruppo editoriale Axel Springer, il superconsulente Roland Berger, il presidente della Bpm Andrea Bonomi e Umberto Ambrosoli, figlio di Giorgio, il liquidatore della Banca privata finanziaria, assassinato nel 1979 per conto di Michele Sindona. Per i soci imprenditori siederanno in consiglio solo Carlo Pesenti e Paolo Merloni; presidente sarà Angelo Provasoli al posto di Pier Gaetano Marchetti, che però conserva il posto in cda.L’ultimo degli 11 nomi del cda definitivo sarà quello dell’ad al posto di Antonello Perricone, che lascia. Ma il candidato (favorito Giorgio Valerio) verrà indicato entro l’assemblea del 2 maggio e poi cooptato in consiglio. Il 12esimo membro del cda uscirà dalla lista di minoranza di Giuseppe Rotelli (che ha l’11% fuori dal patto e che ripresenterà la propria candidatura).
Evidentemente, per Della Valle il requisito di indipendenza non è garanzia sufficiente e i candidati restano vincolati a chi li nomina. Mentre la rappresentanza diretta in cda, per chi investe di tasca propria, è considerata una condizione irrinunciabile. Infine non sono state gradite né l’uscita di Perricone senza l’indicazione del futuro ad, né la permanenza di Marchetti.
Era stato proprio il patron della Tod’s, mesi fa, ad aprire il caso Rcs, lamentandosi di una gestione troppo politica da parte dei grandi soci bancari e troppo poco orientata al business editoriale, con i soci-imprenditori tagliati fuori dalla possibilità di far rendere il proprio investimento. In questo senso Della Valle aveva anche proposto di aumentare la propria partecipazione. Ma fu Bazoli a bloccare l’idea ricordando che il patto non prevede cambiamenti prima della scadenza del 14 marzo 2014. Questa volta è andata diversamente. E Della Valle è almeno riuscito a riprendere possesso della sua quota per farne quello che meglio crede, come Rotelli.
Mediobanca ha invece
commentato l’esito con la soddisfazione di aver creato «una separazione più netta tra proprietà e gestione aziendale ai fini di una maggiore indipendenza e prospettiva di rilancio della stessa». Oggi il verdetto della Borsa.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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