NapoliLa spinta per la ripresa economica nel nostro Paese potrebbe essere rappresentata dalle infrastrutture. A ventiquattrore dalla diagnosi del governatore Mario Draghi («lItalia esce dalla crisi con la crescita ai minimi»), sempre da Napoli arriva una ricetta: la ripresa si può rafforzare investendo in opere pubbliche di cui il Paese ha bisogno, a incominciare dal nucleare. E alla richiesta di maggiore trasparenza, le banche rispondono: su questo tema abbiamo fatto molti passi avanti.
Ne sono convinti Francesco Gaetano Caltagirone, Corrado Passera (Intesa Sanpaolo) e Alessandro Profumo (Unicredit), insieme a Napoli per una tavola rotonda dedicata a banche e ripresa. «In Italia - spiega Caltagirone - cè una domanda naturale e non artificiale di infrastrutture», a cominciare dallenergia. Così la realizzazione del nucleare, «non solo genera domanda ma affranca il Paese - afferma - dalla necessità di importare energia», i cui costi sono una palla al piede delle imprese. Concordano con Caltagirone sia Passera che Profumo. Ma come trovare le risorse? Lamministratore delegato di Intesa Sanpaolo osserva che per recuperare il ritardo infrastrutturale servirebbero investimenti per 40-50 miliardi di euro in cinque-sette anni. «Sembrano cifre grosse - aggiunge Passera - ma non lo sono, considerando che ci sono somme stanziate ma non spese, soldi disponibili da parte dei privati (la stessa banca ha stanziato somme per autostrade che non partono) e finanziamenti europei». Tuttavia, ricorda Profumo, il ruolo del capitale pubblico resta essenziale per realizzare le grandi opere. Inoltre, rimarca, bisogna risolvere un grande problema: rendere più veloci i processi decisionali.
Si discute anche di banche, dopo le parole pronunciate sabato da Draghi. Caltagirone, che è anche vicepresidente e importante azionista del Monte Paschi, condivide «completamente» linvito del governatore a rafforzare il patrimonio delle banche anche destinandovi gli utili. Caltagirone invita inoltre le banche a tornare sul territorio, dato che limprenditore sente la necessità del «rapporto personale, e deve essere valutato attraverso la conoscenza diretta della sua impresa». Un invito che non convince del tutto gli altri due banchieri. «Cè una visione un po mitica del direttore di filiale che sa fare tutto - replica Profumo - ma quando si hanno 5mila clienti che vanno dal portiere del palazzo accanto alla Montedison, come si fa»? Quanto al rapporto con la clientela retail, aggiunge lamministratore delegato di Unicredit, bisogna fare un passo indietro dagli slogan, e ragionare tutti insieme».
Le banche, dicono Passera e Profumo, non hanno chiuso lombrello del credito nei confronti delle imprese: «Siamo pronti a finanziare lo sviluppo», conferma lad di Intesa Sanpaolo.
I banchieri a Draghi: «Pronti a finanziare lo sviluppo»
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