nostro inviato a Parigi
È partito a testa bassa, in chiusura della consueta e spettacolare Volkswagen Night (ospite d'onore Catherine Deneuve), la preview di tutte le novità dei 12 marchi presenti al Salone di Parigi, il presidente del potente gruppo tedesco Martin Winterkorn. Un attacco durissimo, indirizzato soprattutto ai burocrati della Commissione Ue sui rischi che correrebbe l'industria europea dell'auto a causa di un ulteriore abbassamento dei target di emissioni, dagli attuali 95 grammi di CO2, entro il 2020. «Solo Volkswagen - ha ricordato Winterkorn - investe oltre 10 miliardi l'anno in ricerca e sviluppo. In concreto, ogni singolo grammo di CO2 che noi tagliamo nella nostra flotta europea ci costa quasi 100 milioni, che noi investiamo senza sapere se il nostro investimento verrà ripagato. Penso, quindi, che sia compito del business e della politica fare di tutto per confermare i target già decisi e rendere le auto elettriche e ibride plug-in (con ricarica, ndr ) un successo in larga scala. Prima di fare il terzo passo bisogna fare il primo».
Il messaggio che Winterkorn ha lanciato alla vigilia dell'incontro di tutti i top manager europei della case auto, avvenuto ieri, è chiaro: a rischio, oltre alla stabilità dei conti delle varie società, c'è lo sviluppo virtuoso dell'industria europea, la stessa, ha ricordato il numero uno del gruppo Volkswagen, «chiamata ad affrontare compiti enormi e capace di produrre le vetture migliori del mondo». «Non permetteremo mai - ha concluso - che le nostre imprese vengano frenate o si creino degli svantaggi nell'ambito della concorrenza globale».
Winterkorn ha trovato via via il sostegno degli altri top manager, a partire da Sergio Marchionne, ad di Fiat Chrysler Automobiles: «Se si abbassa la soglia delle emissioni cambia la natura industriale, i prezzi salirebbero e venderemmo meno auto. Con la nuova soglia fissata per il 2020, infatti, si parla di 1.800-2.000 euro in più a vettura». Quindi, la chiosa di Carlos Ghosn, numero uno di Renault-Nissan, e presidente dell'Acea, l'associazione europea dei costruttori di veicoli: «Bisogna consentire alle imprese - ha affermato - di mantenere e rafforzare la leadership tecnologica e il ruolo di traino a livello di normativa che la nostra industria ha svolto tradizionalmente nel Vecchio continente. L'industria europea dell'auto occupa 12,7 milioni di persone, investe in ricerca e sviluppo 32,3 miliardi di euro l'anno e ha un fatturato di 843,4 miliardi, pari al 6,6% del Pil europeo».
Da qui l'auspicio, da parte dell'Acea, «del varo di una normativa sull'ambiente più equilibrata in Europa, che consenta alle imprese di continuare a innovare con costi minori».
A Parigi, intanto, Marchionne, è nuovamente intervenuto sui problemi di Fca in Italia e ha rispolverato quello, annoso, di un sostegno all'export (se ne sarebbe già dovuto occupare il governo Monti), visto che nei suoi piani il Paese fungerà da centrale
di smistamemto, dei veicoli prodotti, nel resto del mondo. «Se dovessero ridurre l'Irap sull'export aggiuntivo - avverte Marchionne - si aiuterebbero molto gli esportatori che venderebbero molto di più fuori dal Paese».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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