Il Monte Paschi, lanima di Siena e negli anni passati «pompa» di dividendi per la Fondazione Mps che la controlla, sta per assumere connotati da banca semi-statale. Messa alle strette dallultimatum posto dallEba, Siena ha infatti chiesto nuovamente aiuto al Tesoro con lidea di incamerare un altro miliardo di bond pubblici: ci sarebbe anche il placet di Bankitalia che sta seguendo il problema spalla a spalla con lamministratore delegato Fabrizio Viola e il presidente Alessandro Profumo.
Il quadro sarà chiarito questa mattina quando Viola porterà prima in comitato esecutivo poi in cda il nuovo piano dimpresa per colmare la distanza tra i 2,3 miliardi finora racimolati e 3,2 pretesi dallAuthority bancaria europea, che a novembre aveva fissato in 15 miliardi il fabbisogno dellintero sistema. Unicredit, Banco Popolare e Ubi Banca sono poi riuscite a mettersi in salvo ma non è da escludere che, imposizioni di Bruxelles a parte, si possa allungare la lista degli istituti che nei prossimi mesi busseranno alla porta di Via XX Settembre, soprattutto se la recessione continuerà a mordere i bilanci. Unulteriore incognita è rappresentata dagli «esodati» del credito creati dalla riforma delle pensioni: per Intesa si parla di mancati risparmi per 250 milioni e di Unicredit per 440 milioni.
Per quanto riguarda Monte Paschi la soluzione tecnica prescelta, più che una seconda emissione di T-bond, sarebbe lanciare un unico grande «Palio-bond» da 3 miliardi, capace di apportare sia il denaro mancante per spingere il Core Tier One oltre il 9% sia per sostituire, «riscandenziandoli», i Tremonti bond che già pesano sul gruppo per 1,9 miliardi. Tamponata la falla rilevata dallEba, il Monte potrebbe quindi riavviare il processo di vendita, che comprende anche 200 filiali Antonveneta. Difficile stimare quali saranno le condizioni del maxi-prestito, ma la ristrutturazione permetterebbe al Monte di risolvere in anticipo la scadenza di luglio 2013, quando scatterà linasprimento del tasso di interesse (il cosiddetto «step-up») dei T-Bond oggi in portafoglio: da quella data gli oneri di servizio aumenteranno di mezzo punto percentuale ogni 2 anni fino al tetto del 15% nel 2039. Ora Siena paga una cedola stimabile tra l8,5 e il 9 per cento.
Lobiettivo resta evitare laumento di capitale, ma allo stato lintervento pubblico raggiungerebbe i tre miliardi, contro una capitalizzazione di 2,5 miliardi, che significa attribuire un valore prossimo al miliardo al 37% circa posseduto dellEnte di Palazzo Sansedoni: in Borsa il titolo ha perso il Mps 7% a 20 centesimi.
Qualcosa di non molto lontano quindi da un salvataggio di Stato, su cui apporrebbe la firma anche Profumo che aveva profuso ogni sforzo per fare di Unicredit una public company capace di confrontarsi con i più blasonati big internazionali e per evitare il primo oneroso prestito concesso da Via XX Settembre.
Il maxi-bond si sommerà al miliardo già recuperato da Viola con la conversione dei prestito Fresh nelle mani di Palazzo Sansedoni e con altre azioni di efficientamento come i nuovi modelli per la valutazione del rischio.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.