La Bce dà di nuovo una mano all'Italia, che colloca sui mercati Bot per 6,5 miliardi di euro al tasso minimo (0,688%) dall'introduzione dell'euro. Il successo dell'asta di ieri avviene mentre le antenne della Banca d'Italia, sempre a contatto con gli umori del mercato, stimano una ripresa degli acquisti da parte dei grandi investitori stranieri nel corso del 2013, dopo la grande fuga degli ultimi due anni e la battuta d'arresto di agosto. Un apporto prezioso anche perché le banche nazionali sono oramai sature (396 miliardi di euro) e hanno cominciato a ridurre i titoli in portafoglio se non su spinta certo su consiglio delle autorità di vigilanza.
Il punto è che fino a ora Bot e Btp sono stati più redditizi dei prestiti, la cui redditività è stata flagellata dalle sofferenze. La mossa a sorpresa della Bce (che ha tagliato i tassi la scorsa settimana allo 0,25%) ha quindi aiutato a portare il collocamento del titolo annuale al minimo storico dello 0,688%, anche per il fatto che il presidente dell'Eurotower, Mario Draghi, ha lasciato aperta la porta a ulteriori interventi sui tassi e ha confermato la possibilità di altre misure straordinarie come un nuovo Ltro (sarebbe il terzo, dopo i due varati tra fine 2012 e inizio 2013) per garantire maggiore liquidità alle banche.
Inoltre il boom registrato dall'emissione del Btp Italia, nonostante un rendimento non del tutto esaltante, ha indotto il Tesoro a considerare una riduzione delle emissioni. Risultato è che la domanda è stata molto sostenuta, con un rapporto di copertura balzato da 1,72 a 1,8.
Cielo più limpido quindi per il mercato dei titoli di Stato. La Banca d'Italia nota la ripresa delle emissioni a lunghissimo termine e la stabilizzazione della vita media residua del debito. Ma soprattutto stanno tornando gli investitori esteri. Fuggiti dall'Italia nel generale «tutti a casa» di fine 2011, quando si è verificata la rinazionalizzazione dei mercati, gli investitori stranieri hanno ripreso a comprare nel terzo trimestre e dovrebbero risalire nel 2013 verso quota 570 miliardi di euro, ancora lontani dai 750 miliardi di inizio 2011, portandosi al 30% del totale. Le banche italiane di converso, che hanno colmato il gap acquistandone 150 miliardi in più (è ancora dibattuto se su spinta dei governi o per strategia commerciale), hanno cominciato a vendere. Le cessioni nette fra luglio e settembre sono state di 10 miliardi e si stima che l'andamento prosegua, con una certa soddisfazione della Vigilanza visti gli effetti negativi del legame fra banche e debito sovrano.
Non c'è un target di allocazione del portafoglio, ma di certo una quota minore ribilancerebbe la situazione. Bankitalia spezza comunque una lancia a favore degli istituti di credito: questo boom non ha sottratto credito all'economia, che è sceso per la stessa contrazione del Pil. I fondi Ltro andavano impiegati per rimborsare le obbligazioni in scadenza.
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