I Btp fanno il tutto esaurito e la Borsa vola

I Btp fanno il tutto esaurito e la Borsa vola

Il Tesoro fa il bis e Piazza Affari applaude. Tutto esaurito anche per l'asta dei Btp di ieri, sei miliardi di euro tra decennali e quinquennali, con i tassi ai minimi da fine 2010. I titoli di Stato italiani tornano dunque nei portafogli dei grandi investitori stranieri, dai colossi americani ai fondi sovrani dei Paesi asiatici e mediorientali. Soddisfatto anche il Fmi, che invita Roma a continuare sulla strada intrapresa: «Il governo italiano ha varato riforme strutturali e misure forti per stabilizzare la situazione di bilancio. La chiave ora è attuarle», ha detto il portavoce Gerry Rice.
Sull'onda dell'entusiasmo, lo spread tra Btp e Bund è sceso fin sotto i 310 punti, per poi assestarsi a 319 nel finale, più che sufficiente per tirare la volata ai titoli bancari e regalare a Milano (+2,81%) la maglia rosa tra le piazze europee, tutte comunque in rialzo: Francoforte ha guadagnato lo 0,78%, Londra l'1,15%, Parigi l'1,53%, ancor meglio Madrid in rialzo dell'1,74%. I mercati respirano infatti un clima di fiducia, che premia, oltre ai titoli di stato italiani, anche quelli spagnoli: il differenziale tra Bonos e Bund è sceso a 397 punti base.
Proprio la soluzione della crisi bancaria spagnola, che rappresentava un'incognita preoccupante, incoraggia ora all'ottimismo gli investitori: nonostante le previsioni dell' Ocse, che vede remota la prospettiva di un recupero immediato dell'economia iberica, il governo di Mariano Rajoy mantiene le sue più incoraggianti stime e «lavora perché si compiano», assicura il ministro dell'Economia Luis de Guindos. Dal canto suo, il segretario generale dell'organizzazione, Angel Gurria, se ha rinnovato il sostegno alle riforme approvate finora da Madrid, che devono però essere completate, ha anche esortato Bruxelles e Francoforte perché dicano chiaramente che appoggeranno la Spagna, senza condizioni, nel caso richieda il salvataggio.
Quanto alla Grecia, prevale tra gli analisti l'opinione che lo sblocco della nuova tranche di aiuti sia un passo sufficiente per evitare i rischi più gravi, almeno ai mercati, e che ora il problema riguardi solo Atene. Tanto che è passato quasi inavvertito il monito lanciato da Moody's, che ritiene il debito della Grecia insostenibile anche in presenza dell'accordo raggiunto dall'Eurogruppo.
Gli occhi sono puntati piuttosto sugli Stati Uniti, ancora alle prese con il nodo del «fiscal cliff», che rischia di strozzare la ripresa dell'economia. Il Pil è stato appena rivisto al rialzo, al 2,7% annuo nel terzo trimestre 2012, secondo il dipartimento del Commercio. Un dato più forte del +2% della rilevazione preliminare di ottobre, anche se leggermente inferiore alle stime degli economisti, che puntavano ad un +2,8%. Si tratta comunque del dato migliore dal quarto trimestre del 2011, incoraggiante anche a confronto col secondo trimestre di quest'anno, quando l'economia Usa era cresciuta dell'1,3%.
Ma la palla ora passa alla politica: in mancanza di un accordo tra l'amministrazione Obama e un parlamento spaccato tra Democratici e Repubblicani, l'economia Usa rischia di dover fronteggiare una fase di austerity da ben 600 miliardi di dollari.


Per evitare il precipizio fiscale è necessario raggiungere entro Natale un'intesa bipartisan sull'innalzamento delle tasse e i tagli alla spesa pubblica, che sembrava a portata di mano, ma al momento è nuovamente in stallo, anche se le trattative continuano febbrilmente.

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