I conti non tornano, manovra bis dietro l'angolo

Il calo dello spread e la spending review non bastano: sarà necessario trovare nuove risorse. Probabile aumento dell'Iva al 25,5%

Renzi e il ministro Padoan
Renzi e il ministro Padoan

Roma - Non basterà la minore spesa per interessi sul debito (lo spread che cala), né gli altri effetti delle misure decise da Mario Draghi. Il prossimo anno non ci saranno soldi extra da spendere, mentre già si delinea una manovra per fare quadrare conti del 2016 e il rischio di un aumento dell'Iva al 25,5% è tutt'altro che rientrato.

Il ministero del Tesoro è già da qualche giorno al lavoro sul Def, il documento di economia e finanza che sarà presentato in aprile, e dalle parti di via XX Settembre passano messaggi all'insegna dell'ottimismo alimentato dalla minore spesa per gli interessi sul debito. Merito della Banca centrale europea che ha fatto scendere i tassi a livelli pre crisi. Si è parlato di un risparmio di cinque miliardi all'anno, ma stime più realistiche ridimensionano a un solo miliardo, visto che i tassi potrebbero non restare a livelli così bassi.

Di sicuro non sarà sufficiente a coprire l'aumento dell'Iva che dovrebbe scattare dal primo gennaio prossimo. Una clausola di salvaguardia da 12 miliardi di euro che il governo conta di evitare con i risparmi della nuova spending review firmata Yoram Gutgeld. Padoan ieri ha fatto capire che la base di lavoro resterà la vecchia spending dell'attuale direttore esecutivo del Fondo monetario e che questa è per il momento l'unica possibile copertura per evitare l'aumento dell'Imposta sui beni e servizi. «Nella prossima legge di stabilità verranno introdotti elementi della spending review ». Serviranno per coprire «riduzioni fiscali che devono essere permanenti».

Ma nessuno, nemmeno a via XX Settembre, è ottimista sui risultati del nuovo giro di tagli. Difficile che l'economista consigliere di Renzi possa fare meglio di Carlo Cottarelli.

Ma non c'è solo l'incertezza sui tagli alla spesa a minare i conti pubblici. Al ministero di Pier Carlo Padoan c'è ad esempio timore che la crescita sia inferiore rispetto alle aspettative. Per evitare una manovra servirebbe, nel 2016, un Pil a più 1,5%. Obiettivo troppo ottimistico. Le stime Ocse si fermano ad un punto percentuale. Manca all'appello uno 0,5%. Circa otto miliardi di euro che non ci farebbero raggiungere l'obiettivo, imposto dall'Europa, di un deficit all'1,8% del Pil.

Allo stato, insomma, servirebbe una manovra correttiva. Ma anche se il Pil dovesse aumentare più rispetto alle previsioni, non ci sarà spazio per nessuna politica espansiva. La speranza di Padoan è che Renzi lo abbia capito.

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