I partiti populisti che piacciono molto alla gente e poco ai mercati

L'allarme della Bce: con l'avanzata dei partiti populisti in Europa aumentano i rischi politici

I partiti populisti che piacciono molto alla gente e poco ai mercati

Austria e Cipro sono due tra le nazioni più piccole d'Europa. Eppure, ieri, sono riuscite a far tremare i mercati dell'Eurozona e le istituzioni finanziarie dell'Ue. La quasi vittoria del candidato del partito di estrema destra austriaco, Fpö, Norbert Hofer, che per un pugno di voti non è diventato il nuovo presidente austriaco, e l’ingresso in parlamento, per la prima volta nella storia dell’isola, degli ultranazionalisti di Elam, a Cipro, oltre che dividere l’opinione pubblica e la stampa, europee e internazionali, ha fatto sussultare anche i mercati.

I partiti cosiddetti populisti, infatti, piacciono alla gente, ma non piacciono per niente a mercati e investitori stranieri. Così, all’indomani della quasi vittoria di Hofer, mentre le sinistre di tutto il mondo tirano un sospiro di sollievo, la Bce, lungi dall’essere sollevata, lancia l’allarme: in Europa i rischi politici sono tutt’altro che terminati, e sono in aumento, semmai, proprio a causa dell’avanzata dei partiti populisti. A dirlo è il Rapporto semestrale sulla stabilità finanziaria della Banca Centrale Europea.

Se l’avanzata dei partiti populisti ed euroscettici come Fpö in Austria, Front National in Francia, AfD in Germania o Alba Dorata in Grecia, non si arrestasse, spiega, infatti, la Bce nel rapporto, ad arrestarsi probabilmente sarebbero le riforme strutturali e di finanza pubblica che piacciono tanto ai mercati perché garantiscono la stabilità del debito pubblico dei vari Paesi. Tutti questi partiti, dicono dal palazzo di Francoforte, non sarebbero invece favorevoli a questo tipo di riforme e costituirebbero, di conseguenza, un potenziale freno alla crescita dell’Eurozona, oltre ad "essere la causa di nuove pressioni speculative sui titoli sovrani più vulnerabili". L’avanzata del populismo in Europa per la Bce significa quindi un aumento dell’instabilità politica e un rallentamento delle riforme, che si traducono in una minore propensione degli operatori finanziari stranieri ad investire nell’Eurozona.

Insomma, ai banchieri di Francoforte questi partiti piacciono solo nella misura in cui rappresentano un’opposizione controllata e controllabile ai governi moderati che aderiscono ai programmi di riforme strutturali propedeutiche alla crescita, che possono ricompattarsi proprio facendo leva sullo spauracchio della crescita di questi partiti. Ma se succede quello che è successo in Austria, allora l’alta finanza e le istituzioni finanziarie europee iniziano a preoccuparsi.

Ed è per questo che ora gli occhi dei mercati e degli investitori internazionali sono puntati sui prossimi avvenimenti politici europei: la possibile Brexit del 23 giugno prossimo, il nostro referendum sulla riforma costituzionale e le elezioni in Spagna, Germania e Francia, sono alcuni dei più importanti.

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