I pm chiedono il fallimento dei Ligresti

I giudici milanesi presentano l’istanza per le holding Sinergia e Imco. Mancano 50 milioni. Salva Premafin

I pm chiedono il fallimento dei Ligresti

Milano E tre. Dopo Risanamento e San Raffaele, la Procura di Milano conferma la sua linea dura nei confronti dei responsabili dei grandi dissesti aziendali e stavolta alza il tiro contro uno dei nomi più importanti della finanza italiana: Salvatore Ligresti. Il pubblico ministero Luigi Orsi ha chiesto il fallimento di Sinergia e Imco, le due holding che controllano quanto resta dell’impero dell’Ingegnere di Paternò: in particolare hanno in portafoglio (attraverso la finanziaria Premafin) il controllo di Fonsai, il colosso assicurativo nato dalla fusione di Sai e Fondiaria, da tempo in condizioni critiche e al centro in questi giorni di un tentativo di salvataggio da parte di Unipol. Con la richiesta di fallimento si apre la strada all’incriminazione per bancarotta fraudolenta dei responsabili dei numerosi episodi di distrazione dei beni aziendali emersi nel corso degli accertamenti condotti, a ritmo intensivo, in queste settimane dal pm Orsi.
La decisione della Procura arriva dopo un’accurata riflessione, maturata bilanciando una serie di esigenze: da una parte, non si poteva restare fermi di fronte a un dissesto ormai imponente, che coinvolge l’intera struttura del gruppo Ligresti, composta da una serie di scatole ciascuna delle quali gravate da stati oggettivi di insolvenza; dall’altra, la Procura teneva a non essere accusata di sabotare il piano di salvataggio in corso, che coinvolge oltre a un asset economico finanziario rilevante anche la sorte di decine di migliaia di lavoratori. La soluzione che fino dal principio avevano in mente i pm era quella di separare il destino delle diverse società della catena: lasciare in vita Fonsai, la realtà operativa, e andare senza indulgenza all’attacco dei livelli superiori della catena. Per questo era circolata nei giorni scorsi l’ipotesi di chiedere il fallimento non solo di Sinergia e di Imco, ma anche di Premafin, la finanziaria che controlla direttamente il 35,6% di Fonsai.
Era evidente, però, che chiedere anche a Premafin di portare i libri in tribunale avrebbe significato mettere in discussione il piano di Unipol, che ha proprio nell’acquisizione del pacchetto di controllo Premafin il suo asse portante. Le conseguenze sarebbero state imprevedibili. A questo punto la Procura ha deciso di «accontentarsi» di puntare sul fallimento delle due holding, lasciando la spina attaccata a Premafin e Fonsai, e al progetto di fusione con Unipol. Per rimettere in carreggiata Imco, scrive la Procura, servirebbe una iniezione di liquidità di almeno 50 milioni di cui per ora non c’è traccia.
E adesso cosa succede? La parola passa al tribunale fallimentare di Milano, che verosimilmente avrà bisogno di qualche tempo per decidere. Non è escluso che si ripeta quanto già visto nei casi analoghi di Risanamento e San Raffaele, dove - di fronte a ipotesi realistiche di riassetto dei conti e di rientro dell’insolvenza - ha respinto la richiesta della Procura, ammettendo le due aziende alla ristrutturazione del debito.

Ma comunque la Procura avrà raggiunto il suo vero obiettivo, che è quello di aprire la porta all’incriminazione dei responsabili della sconcertante serie di dissipazioni e di favoritismi familiari che hanno segnato il crepuscolo dell’impero di Salvatore Ligresti.

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