I sindaci Telecom "aprono" a Elliott

Integrato l'odg, la lista del fondo all'esame dei soci. Il gruppo notifica lo spin off della rete

I sindaci Telecom "aprono" a Elliott

Mentre Telecom Italia notifica il progetto di separazione della rete all'Agcom, il fondo «attivista» Elliott si appresta a presentare un esposto a Consob contro le dimissioni dal cda di tutti i consiglieri espressi dal primo socio Vivendi, con conseguente decadimento dello stesso board. E il collegio sindacale di Tim ha deciso di integrare all'ordine del giorno dell'assemblea del 24 aprile la richiesta di Elliott ossia di revocare gli amministratori (nella misura necessaria in funzione delle dimissioni intervenute nel corso del cda del 22 marzo) e la conseguente nomina di sei nuovi amministratori: Fulvio Conti, Massimo Ferrari, Paola Giannotti De Ponti, Luigi Gubitosi, Dante Roscini e Rocco Sabelli.

Insomma i sindaci hanno deciso di non rendere inutile, come Vivendi avrebbe voluto, la richiesta di Elliott. Anche se fossero eletti comunque la vita in cda sarebbe breve visto che Vivendi ha, come già detto, dichiarato la decadenza dello stesso. I consiglieri dimissionari daranno formalmente l'addio proprio il 24 aprile, facendo decadere il board che dovrà essere integralmente rinnovato il 4 maggio. Ora gli occhi sono puntati sul cda di domani che, oltre a integrare la richiesta di Elliott, dovrà anche decidere se continuare a tenere all'ordine del giorno dell'assemblea del 24 aprile la nomina in consiglio di Amos Genish, oggi capo azienda e direttore generale. I sindaci, comunque, hanno dovuto agire forse anche per evitare l'intervento del tribunale, che li avrebbe potuti obbligare ad aggiornare l'ordine del giorno: il termine scade il 9 aprile in concomitanza con la presentazione delle liste per la seconda assemblea del 4 maggio. Vivendi intanto prosegue l'arrocco e punta a ripresentare in lista il ticket uscente, che vede come presidente Arnaud de Puyfontaine (che è anche amministratore delegato del gruppo francese presieduto da Vincent Bolloré) e appunto Genish. Il top manager israeliano potrebbe, però, figurare come ad anche nella lista di Elliott, che invece candida come presidente Fulvio Conti. Vivendi ha detto di ritenere che l'obiettivo di Elliott sia quello di «spacchettare» Tim, ma il fondo di Paul Singer ha già replicato di essere in Telecom come azionista dal 1999 e di essere intervenuto per togliere la società dall'egemonia francese. Non solo per il fondo attivista è invece Vivendi ad essere obbligata a vendere pezzi della società, come nel caso di Persidera, che è al momento «parcheggiata» in un trust. Della partita fa parte anche Assogestioni, che ha eletto i consiglieri di minoranza del cda Telecom, ossia quelli che non hanno dato le dimissioni. Se Elliott e altri fondi esteri vogliono vincere, un'intesa con Assogestioni, che rappresenta i fondi italiani non «attivisti», potrebbe essere necessaria. Elliott deve invece presentare una lista di maggioranza.

Tornando alla rete, ieri Tim ha notificato all'Agcom il progetto di separazione volontaria della sua rete, creando una «Netco» che garantirà a tutti gli operatori parità di accesso alla stessa. Nel capitale della società della rete potrebbe entrare Cdp e anche Open Fiber, ossia la rete tlc in fibra che sta realizzando Enel. «La separazione della rete è la garanzia che essa rimanga italiana» - ha detto Franco Bernabè, ora vicepresidente di Telecom in quota Vivendi che quando era ad di Telecom era contrario al provvedimento.

Il manager ha detto che «guiderà» la società «fino alla prossima assemblea nel rispetto degli azionisti». Non ha però intenzione di riprendere cariche operative che verranno distribuite nell'assemblea del 4 maggio. Ieri Genish e Calenda si sono visti, forse per l'ultima volta, visto che il governo Gentiloni è in scadenza.

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