MilanoUno a zero per Salini: ma la partita giudiziaria intorno al controllo di Impregilo non è ancora finita, e anzi il risultato si conoscerà solo questa mattina, a ridosso dell'assemblea - inizio fissato per le 10 - del colosso delle costruzioni. I ricorsi alla magistratura che si sono scambiati le due parti in gara (la famiglia romana Salini versus il gruppo piemontese dei Gavio) stanno condizionando fino all'ultimo la battaglia intorno a Impregilo: con la conseguenza che l'assemblea di stamani non potrà verosimilmente iniziare fino a quando nella cancelleria dell'ottava sezione civile del Tribunale non verrà depositata anche la seconda ordinanza.
Il risultato parziale, comunque, per il momento fa felice il fronte Salini, che vede riconosciuto il proprio diritto a presentarsi oggi in assemblea e a votare la sua mozione di sfiducia al consiglio d'amministrazione facendo pesare non solo il proprio pacchetto di azioni - attorno al 29,6 del capitale sociale - ma anche le numerose deleghe di piccoli azionisti raccolte in queste settimane, promettendo una rivoluzione nella politica industriale di Impregilo che porti il gruppo a concentrarsi sul core business delle costruzioni dismettendo le altre partecipazioni non strategiche. Sulla modalità con cui Salini ha raccolto le deleghe - accusata di costituire una sorta di «pubblicità ingannevole» e di occultare il conflitto di interessi in cui si troverebbe Salini - si era appuntato il ricorso presentato dalla Igli, la finanziaria dei Gavio. Ma il giudice Vincenzo Perozziello non è neanche entrato nel merito del ricorso Igli, respingendolo per motivi puramente procedurali: nonostante il ricorso fosse firmato da un lungo e qualificato elenco di avvocati, i legali dei Gavio si sono banalmente scordati una notifica. Così buonanotte ai tentativi di congelare le deleghe in mano a Salini, che oggi potrà legittimamente farle valere in assemblea, anche se nell'ordinanza di Perozziello si legge che «spetterà ai soci valutare l'opportunità di un rinvio». I vertici del gruppo Gavio, infatti, vogliono veder chiaro anche sui piccoli azionisti che in realtà avrebbero già ceduto le loro azioni: «Sarebbe molto grave che il futuro di Impregilo - dice l'ad di Igli, Bruno Binasco - fosse deciso da persone che hanno venduto le proprie partecipazioni. In questi giorni ci sono stati numerosi scambi sui titoli e molti soci che dieci giorni fa erano azionisti oggi non lo sono più».
Un altro colpo di scena è stato determinato, secondo quanto si apprende, dalla decisione dei fondi rappresentati da Assogestioni (che alla passata assise rappresentavano il 4% del capitale) di non presentarsi in assemblea.
Il clima, insomma, appare teso: le proposte dei Salini potrebbero avere fatto breccia e l'azione legale dei Gavio finora non ha prodotto risultati.
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