Impregilo, Salini vicino alla vittoria decisiva Ma Gavio non mollerà

Da ieri Salini spa è un po' più vicina alla conquista di Impregilo che sarà l'oggetto dell'assemblea odierna, seguito di quella rinviata giovedì scorso. Non solo perché la famiglia romana si è ricompattata ieri a Milano spazzando via le speculazioni sulle divisioni interne: il numero uno Claudio Salini (a cui fa capo il 47% di Salini Costruttori che controlla Salini spa che ha il 29,96% di Impregilo) e lo zio Francesco Saverio (che detiene il 43% della holding di famiglia) si sono riabbracciati e hanno approvato all'unanimità il bilancio 2011 chiuso con un utile netto consolidato di 50,8 milioni e la distribuzione di un dividendo di 13 milioni circa. E, fatto non meno importante, anche la prosecuzione del progetto «Campione Nazionale» sul general contractor.
Ma la notizia più importante è giunta dal Tribunale di Milano che - inaudita altera parte (cioè senza ascoltare il resistente) - ha imposto a Impregilo e al suo presidente Fabrizio Palenzona di ammettere al voto le azioni apportate alla pubblica sollecitazione. Lo stesso vicepresidente di Unicredit ha precisato che «mai avrebbe pensato di non ammettere le deleghe oggetto di sollecitazione» e che giovedì ha esercitato la facoltà consultando giuristi del calibro di Paolo Ferro Luzzi e Diego Corapi. Nella replica, tuttavia, si ricorda come le deleghe sollecitate siano oggetto di un ricorso Igli sull'omissione nel prospetto informativo della qualità di «azionista influente» di Salini.
E così oggi si conteranno i due schieramenti. Da una parte il gruppo Gavio con il suo 29,96% che si avvarrà anche dello 0,374% sollecitato per delega. Tradizionalmente vicini all'imprenditore di Tortona anche l'1,98% di Veneto Banca, l'1,93% di Mediobanca, l'1% di Banca Carige e lo 0,8% di Condotte. Sulla carta il 36-37% del capitale è dalla parte piemontese, forse anche qualcosa in più.
Sulla sponda romana Salini col 29,96% cui si sommano l'1,95% di voti delegati. E a cui potrebbe aggiungersi l'8,5% di Amber Capital. Va detto che il fondo creato da Joseph Oughourlian e guidato da Umberto Mosetti in Italia - oggetto di un esposto di Igli - ha votato assieme a Salini sia ad aprile contro la nuova politica di remunerazioni che giovedì scorso contro il rinvio a settembre risultando sempre decisivo. Logica vuole che, nell'ottica di valorizzare l'investimento, la revoca del cda comporti una serie di situazioni favorevoli in prospettiva.
Infatti la creazione del «campione nazionale» al centro della proposta di Salini è possibile attraverso una fusione la cui bocciatura è già stata annunciata da Gavio, già pronto a formare una minoranza di blocco. Così come un'ulteriore battaglia si preannuncia se domani l'attuale cda di Impregilo fosse revocato: partirebbero immediatamente le impugnative nonché le azioni risarcitorie. Insomma, non ci vuole troppa fantasia per immaginare che solo un'Opa e una contro-Opa - qualunque sia l'esito assembleare - potrebbero chiudere la querelle.
Pietro Salini ieri era soddisfatto.

«Spero che tutti abbiano capito che non si possono fare altri trucchetti» e perciò ha chiesto alla Consob di vigilare sull'assoluta trasparenza dell'assise odierna. I rapporti con Amber? «Quelli tra due soci della stessa società».

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