Economia

Occhio all'Imu: esenzioni "stravolte". Cosa può cambiare

Importanti novità sul fronte Imu: la Corte Costituzionale potrebbe riaprire alla possibilità di una doppia esenzione sull'Imposta municipale per i nuclei familiari Ecco cosa può accadere

Occhio all'Imu: esenzioni "stravolte". Cosa può cambiare

La Corte costituzionale riapre alla possibilità di un'esenzione Imu "doppia" o "multipla" sulle prime case se si tratta di nuclei familiari. La discussione nasce a causa degli articoli 3, 31 e 51 della Costituzione che trattano sull'uguaglianza di tutti i cittadini, la protezione delle famiglie e il "dovere" dei cittadini "di concorrere con le proprie imposte alla spesa pubblica". Infatti, la Consulta ha sollevato dubbi se sia costituzionale o meno la "regola generale" che disciplina l’esenzione dell'Imu non collegata alla "residenza del possessore dell’immobile ma a quella del nucleo familiare".

Cosa può succedere

L'origine di questo dubbio nasce da lontano, in pratica dall'origine stessa dell'imposta. Il motivo del contendere è il concetto stesso di abitazione principale che consente il non pagamento Imu. La domanda è: ma se due coniugi hanno la residenza in due case diverse cosa succede? Una circolare del ministero precisava che se gli immobili si trovavano nello stesso Comune, si aveva il diritto a un'unica esenzione; se gli immobili facevano parte di due Comuni diversi, le esenzioni potevano essere ben due perché la residenza diversa poteva essere giustificata da motivazioni lavorative. Sulla tematica era già intervenuta la Corte di Cassazione, dando ragione alle amministrazioni comunali che avevano ugualmente richiesto il pagamento dell'Imu. A quel punto, la palla era passata nuovamente al legislatore che, lo scorso autunno, con un decreto aveva deciso di adeguarsi dando origine a maggiori restrizioni: la possibilità di un'unica esenzione possibile anche se i coniugi risiedono in Comuni diversi. La famiglia doveva in pratica decidere quali delle due case destinare all'esenzione Imu.

La riapertura del procedimento

La commissione tributaria provinciale di Napoli ha però contestato l’interpretazione della Cassazione: i giudici costituzionali, in ogni caso, hanno deciso in autonomia di porre alcuni dubbi di costituzionalità ancor prima di valutare le ragioni poste dalla commissione. A questo punto, l'intera tematica sarà rivista secondo i princìpi contenuti negli articoli della Costituzione (3,31 e 51). "In particolare - si legge nel comunicato riportato dal Messaggero - il riferimento alla residenza anagrafica e alla dimora abituale non solo del possessore dell’immobile ma anche del suo nucleo familiare potrebbe diventare un elemento di ostacolo all’esenzione per ciascun componente della famiglia che abbia residenza anagrafica ed effettiva dimora abituale in un immobile diverso". L'intenzione è chiara: si cercherà di capire una volta per tutte se far parte del nucleo familiare possa essere uno svantaggio rispetto, ad esempio, ad altri cittadini single o che vivono senza coniugi agli occhi della legge.

Le residenze "fittizie"

A monte, tutto nasce per alcuni "furbetti" che in passato sdoppiavano appositamente le residenze per non pagare alcuna tassa Imu, non quindi per ragioni squisitamente lavorative. Per questo motivo, l’amministrazione finanziaria ha cercato di contrastare quei fenomeni di "residenza fittizia": la motivazione lavorativa della residenza in città diverse era stata giudicata "più forte del possibile rischio di elusione del tributo".

Tutta questa storia, però, non è detto che finirà con il definire la norma incostituzionale: sarà oggetto di lunghe discussioni per arrivare a capo di questo inghippo.

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