Gli incroci tra politica e finanza il caso

«Sono andato quattro volte a Mantova per le riunioni del consiglio di amministrazione, anzi le dirò di più: la maggior parte di queste riunioni le ho fatte al telefono, stando qui a Roma». Al responsabile economico del Pd, Matteo Colaninno, non fa di certo difetto la sincerità. E così ai microfoni La gabbia, il programma di La7, ha serenamente dichiarato che «non c'è nessun conflitto di interesse» tra il suo ruolo politico e quello di amministratore delegato di Omniaholding, la cassaforte di famiglia attraverso la quale il papà Roberto controlla Immsi, Piaggio ed è socio di Alitalia.
Oltre a essere ad (ruolo per il quale ha percepito un compenso di 150mila euro), Colaninno junior è anche socio con il 19,78% di Omniaholding che, sempre nel 2012, ha realizzato un utile di 1,5 milioni. A questa carica si aggiungono quella di vicepresidente e consigliere di Piaggio (100mila euro complessivi) nonché quella di componente del board di Immsi (40mila euro). Il totale è di circa 290mila euro, cifra che - correttamente - Colaninno non ha negato di aver percepito.
Non è una novità che un parlamentare sieda in un cda. Basti pensare a Cesare Merzagora, che da senatore accumulò - in epoche successive - le presidenze della Popolare di Milano, di Generali e per un breve periodo anche della Montedison. Ma a quei tempi non esistevano le teleconferenze e l'ex numero uno di Palazzo Madama guidava personalmente i consigli di quelle società. Invece, il giovane Colaninno, grazie al telefono, unisce allo stipendio da parlamentare anche quello da componente del board. «Lì dentro come imprenditore non conto, non ho ruoli esecutivi», ha specificato l'ex numero uno dei Giovani imprenditori di Confindustria, proprio a sottolineare che il caso Alitalia l'ha sempre seguito da deputato (anzi responsabile economico del Pd) e non da azionista della ex compagnia di bandiera.
Certo, se non fossero intervenute le Poste e, soprattutto, Intesa e Unicredit, magari la pervicacia dei Colaninno e degli altri «capitani coraggiosi» sarebbe venuta un po' meno, considerato l'atteggiamento un po' ondivago del partner Air France-Klm.

La famiglia, in ogni caso, si è già cautelata e con la cessione di poco più del 3% di Piaggio ha già reperito i 22 milioni necessari per seguire l'aumento di capitale del vettore. Il Pd, così come gli altri partiti, continuerà a monitorare la situazione. Magari, anche grazie a qualche collegamento via telefono del suo responsabile economico.

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