Intesa, Cucchiani incassa l’ok del mercato

Intesa, Cucchiani incassa l’ok del mercato

Enrico Cucchiani carica sul bilancio di Intesa Sanpaolo svalutazioni pari a 10,23 miliardi, ma risponde ai timori delle grandi fondazioni azioniste attingendo 822 milioni dalle riserve per distribuire un dividendo di 5 centesimi, uno in più in più di quanto si attendevano gli analisti. A ribollire nelle scorse settimane era stata soprattutto la Compagnia di San Paolo presieduta da Angelo Benessia, primo socio di Intesa con il 10%, che ieri ha accolto con favore la mossa adottata da Cucchiani dopo un lungo consiglio di gestione. Il bilancio 2011 ha chiuso in perdita per 8,19 miliardi, schiacciato dalla maxi-pulizia di bilancio. La svalutazione degli avviamenti ha interessato buona parte delle operazioni effettuate dall’istituto durante la lunga gestione di Corrado Passera: a partire dall’integrazione del 2007 con l’ex San Paolo, fino a CariFirenze e all’espansione in Egitto con l’acquisto di Bank of Alexandria, che è stata portata al valore di libro. Nel calderone ci sono inoltre 700 milioni di «oneri non ricorrenti», di cui 400 per titoli di greci e 150 per la definizione di alcune controversie con l’Agenzia delle Entrate. Il gruppo ha poi tagliato per 251 milioni il valore dell’11,6% posseduto in Telco, la holding di Telecom Italia, a cui Ca de’ Sass ha assegnato un valore implicito di 1,5 euro (88 centesimi la chiusura di ieri in Piazza Affari).
Ma i motori di Intesa sono in accelerazione (i proventi operativi netti sono saliti dell’1,5% a 16,7 miliardi; +1,6% nell’ultimo trimestre) e la banca mantiene un Core Tier One pari al 10,1%. Positiva anche la reazione della Borsa, dove il titolo ha terminato la seduta in rialzo del 4 per cento. Intesa «ha realizzato risultati solidi in un anno difficile, dimostrando la sua resistenza e la capacità di ricompensare gli azionisti», ha sottolineato Cucchiani, ricordando come la svalutazione degli avviamenti sia «un fatto contabile». Il risultato netto pre-svalutazione è stato pari a 2,043 miliardi, in calo del 24,5% rispetto al 2010 che aveva però beneficiato di alcune componenti straordinarie.
Gli obiettivi del piano industriale al 2015 saranno da «rivedere» alla luce della difficile crisi attraversata dall’Eurozona, ma Cucchiani ha assicurato che il gruppo è «ben posizionato» per cogliere eventuali «opportunità» sul mercato. In ogni caso, ha proseguito, il dividendo 2011 rappresenta «la base»: l’anno prima la cedola era stata pari a 8 centesimi e 9,1 cent per le risparmio.
L’ex assicuratore di Allianz ha anticipato che l’utile netto del primo trimestre 2012 «crescerà a doppia cifra», complice la spinta offerta dal riacquisto dei titoli ibridi e ha detto di «non amare» le azioni di risparmio (+9% in Borsa) lasciando quindi intendere possibili riassetti: «Non sono una forma di capitale efficiente, sono state create quando il mondo era diverso, vedremo cosa fare».
Quanto alla strategia industriale, Intesa manterrà «saldamente in pugno» la controllata del risparmio gestito Banca Fideuram, per la quale Cucchiani si è detto «riluttante» a considerare altri progetti come la quotazione o uno spin-off. Sulla poltrona di presidente sta per sedersi Enrico Salza, l’uomo che traghettò l’ex San Paolo tra le braccia dell’allora Banca Intesa di Giovanni Bazoli, creando uno dei big del credito europei.

Pare comunque destinato a restare sostanzialmente invariato l’intero perimetro industriale di Intesa, che non prevede nè grandi acquisizioni nè cessioni: «Ci concentreremo su quello che facciamo e sappiamo fare», ha concluso Cucchiani, aggiungendo con una battuta che «la noia è nuovamente sexy».

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