Economia

Intesa dà il via al valzer tra le banche

Con forti rialzi in Borsa il mercato riapre il dossier delle aggregazioni. Al centro Mps

Intesa dà il via al valzer tra le banche

Con la svolta nell'operazione di Intesa Sanpaolo su Ubi, avvenuta venerdì scorso, ha ripreso vita il risiko bancario. La decisione del gruppo guidato da Carlo Messina di alzare la posta, riconoscendo agli azionisti di Ubi oltre al previsto scambio azionario (17 titoli Intesa Sanpaolo ogni 10 azioni Ubi) anche una parte in contanti (0,57 per ogni azione Ubi), ha portato alle agognate adesioni dei soci storici del gruppo bergamasco come la Fondazione CariCuneo, la Fondazione del Monte di Lombardia e molti degli azionisti riuniti nel patto bresciano.

Dopo mesi di schermaglie l'operazione appare ora in discesa. Ieri Intesa poteva contare sul 5,229% del capitale di Ubi (oltre ad adesioni dichiarate per circa il 20% del capitale). D'altro canto, l'offerta già prima attraente, a questo punto diventa irrinunciabile a giudizio di Equita (tra gli advisor di Intesa) secondo cui, a questi livelli, Ubi è valutata 0,52 volte il patrimonio netto (rispetto alle 0,44 volte precedenti al ritocco al rialzo). Il maggior esborso per Intesa, calcolato dal broker in 650 milioni in caso di adesioni all'offerta al 100%, non dovrebbe avere impatti sostanziali posto che potrà essere compensato dai capital gain (350 milioni) già previsti dal piano industriale di Ubi stand alone e che è confermata una crescita dell'utile per azione del 6% al 2023. In questo scenario Intesa ha chiuso la seduta a 1,85 euro (in rialzo dell'1,2%), mentre Ubi ha preso il volo a 3,73 euro (+14%).

E non è finita qui. In seguito al deal Intesa-Ubi, lo scenario M&A è esploso e qualsiasi operazione sembra possibile nota Fidentis. In Piazza Affari ci si interroga su quali possano essere i prossimi gruppi finanziari a convolare a nozze. L'attenzione è concentrata sul Monte dei Paschi (controllata al 68% del capitale dal Tesoro) dopo la nomina ad advisor di Mediobanca, già consulente di Intesa nell'offerta su Ubi. E che il Tesoro guardi avanti lo ha ribadito, a pochi giorni fa, anche il ministro dell'Economia Roberto Gualtieri sottolineando che il governo rispetterà la scadenza del 2021 per uscire dall'azionariato del Monte dei Paschi e che Rocca Salimbeni sarà in grado di ritornare ai privati probabilmente in una operazione di consolidamento.

In lizza, dopo che per anni si era ventilato di una possibile alleanza con Ubi, rimarrebbe Banco Bpm, anche se ha ripreso a circolare l'idea di un'operazione a tre che, oltre alla banca senese e al banco, coinvolga anche Bper. Indiscrezioni di stampa riportano poi di un avvicinamento tra Unicredit e Banco Bpm nonostante Jean Pierre Mustier, alla guida del gruppo di Piazza Gae Aulenti, abbia finora sempre smentito ogni velleità di shopping. È difficile vedere un cambio di strategia in Unicredit nota in merito Mediobanca che comunque ha calcolato come una simile unione possa portare a un incremento vicino al 10% dell'utile per azione di Piazza Gae Aulenti. La riluttanza di Mustier spinge invece Fidentis a puntare su una unione tra Banco e Bper che, con il previsto acquisto di sportelli che seguirà l'operazione di Intesa su Ubi, è pronta a diventare il terzo polo bancario italiano. Comunque vada Mps ha ingranato la quinta chiudendo a 1,8 euro (+15%), seguito da Banco Bpm (+5,5% a 1,48 euro).

Al palo Unicredit (+0,3% a 8,8 euro), mentre ha viaggiato in controtendenza Bper (-2% a quota 2,49).

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