Intesa mette in cassaforte il dividendo

Intesa mette in cassaforte il dividendo

«Un inizio positivo nonostante un contesto difficile». L’ad di Intesa Sanpaolo, Enrico Tomaso Cucchiani, è molto soddisfatto della trimestrale presentata da Ca’ de Sass. L’utile netto di 804 milioni ha evidenziato una crescita del 21,6% rispetto allo stesso periodo del 2011 ed è stato superiore alle attese degli analisti (720 milioni). E consente al top banker di dare una buona notizia agli azionisti. «Contiamo di pagare un dividendo almeno pari a quello dello scorso anno» precisando che «il risultato trimestrale equivale al payout 2011».
Sul resto prevale la cautela, Cucchiani non ha fissato obiettivi di utile per «non deludere gli investitori», ma si è dichiarato fiducioso di «raggiungere una performance superiore a quella del mercato». Replicare un trimestre come quello concluso a marzo con «una recessione in corso» e con «l’Italia che non ha registrato i miglioramenti economici che ci aspettavamo» sarà molto difficile. Il neo dg Carlo Messina ha tranquillizzato gli analisti: «Il taglio di Moody’s non inciderà sul funding».
Non resta perciò che analizzare le cifre della performance. I proventi operativi sono aumentati del 14,2% annuo a quota 4,8 miliardi. Su questo andamento ha inciso l’aumento del 4,6% degli interessi netti a 2,5 miliardi, trainati dalle politiche di repricing. E soprattutto il risultato del trading salito a 716 milioni (+156%). Un «boom» che registra da un lato la plusvalenza di 274 milioni sul riacquisto delle obbligazioni ibride Tier 1 e Tier 2. Il contenimento dei costi operativi (che scontano i primi benefici effetti delle incentivazioni all’uscita) a 2,6 miliardi (-32,8%) ha portato Intesa a conseguire un cost/income del 45,9% (48,6 al netto del buy-back), valori in linea con i top player europei.
L’aumento degli accantonamenti a quota un miliardo, dai 713 milioni del 2011, ha sorpreso gli analisti (range 820-920 milioni), ma Cucchiani ha preferito mettere fieno in cascina facendo salire di 300 milioni la copertura dei crediti in bonis prevedendo tempesta. Intesa, in fondo, se lo può permettere considerato che ha un Core Tier al 10,5% (10,1% di fine 2011) e un coefficiente Eba pro-forma del 9,5%. E dispone di una liquidità di 109 miliardi.
Bisogna osservare i dati in controluce per comprendere cosa motivi la cautela di Cucchiani. In primo luogo le commissioni nette - pur risultando migliori delle stime - sono diminuite del 5,6% annuo a 1,32 miliardi, segnale che la recessione frena le vendite di prodotti e anche l’operatività. I crediti deteriorato sono aumentati dell’8,6% a 24,6 miliardi e la raccolta diretta bancaria, seppur in ripresa da fine 2011, sull’anno ha segnato un -6% a 372 miliardi.
A tutto questo si aggiunge l’Ltro. «Abbiamo usato circa 40 miliardi di fondi (36 miliardi nelle due aste; ndr) per l’acquisto di titoli di Stato a breve e per aumentare il portafoglio bond», ha ribadito Cucchiani.

Da una parte i Btp portano benefici nei conti con il carry trade (Intesa ne ha 77 miliardi) e consente di aumentare gli impieghi alle pmi italiane a 95,25 miliardi. Dall’altro lato aumenta negli investitori esteri la percezione di rischiosità (il calo dell1,5% ieri a Piazza Affari era legato al caos Grecia e a Moody’s). Ma Cucchiani vuole vincere questa sfida.

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