Economia

Intesa-Ubi sarà più piccola, cresce Bper

Alla banca modenese 532 filiali e 26 miliardi di crediti netti a fronte di 700 milioni

Intesa-Ubi sarà più piccola, cresce Bper

Il risiko bancario si rimette in marcia in Piazza Affari con l'accordo integrativo tra Intesa Sanpaolo e Bper depositato ieri all'Antitrust e volto a superare le criticità segnalate dall'Authority in merito all'offerta pubblica di scambio (Ops) annunciata dalla Ca' de Sass su Ubi. Prossima tappa l'audizione di tutte le parti coinvolte, in agenda giovedì 18 giugno. Dopo gli ostacoli posti dall'autorità garante per la concorrenza, il mercato torna a scommettere su una rapida evoluzione della situazione che potrebbe portare presto al lancio dell'offerta, in attesa dell'ok della Consob. Mentre il verdetto Antitrust potrà arrivare anche dopo. Ma da ieri c'è più ottimismo.

Riflettori puntati anche su Bper che dall'accordo esce vincitrice: se l'ops avrà successo avrà sede a Modena il terzo polo bancario del Paese, una posizione a cui Ubi continua ad ambire. La Ca' de Sass chiude la seduta in rialzo dello 0,2% a 1,63 euro, Ubi guadagna il 2% a 2,74 euro, Bper lo 0,9% a 2,3 euro.

L'accordo prevede, in caso di successo dell'Ops, la cessione di 532 filiali di Ubi alla banca modenese, mentre il perimetro originariamente previsto, e di cui l'Authority contestava l'indeterminatezza e di conseguenza l'inefficacia, comprendeva tra 400 e 500 filiali per 1,2 milioni di clienti con attività ponderate per il rischio non superiori ai 15,5 miliardi. Con l'integrazione la banca guidata da Carlo Messina e Bper individuano quindi un numero preciso di sportelli ed entrano, programmaticamente, nel dettagli dell'operazione: le filiali individuate porteranno in dote 29 miliardi di depositi, 31 miliardi di raccolta indiretta da clientela e 26 miliardi circa di crediti netti (dai 20 circa dell'accordo di febbraio) e più del 70% delle masse saranno relative a clientela del Nord Italia dove le sovrapposizioni tra la Ca' de Sass e il gruppo bergamasco sono maggiori. «Questo rafforzamento della capacità distributiva di Bper permetterà, tra le altre cose, il pieno utilizzo delle fabbriche prodotto del gruppo» commenta in una nota la banca modenese che sottolinea poi come il rafforzamento della base di clientela e delle quote di mercato avvenga «in regioni di grande rilevanza economica e dove attualmente Bper ha una presenza limitata». Gli impieghi addizionali rispetto a quanto inizialmente ipotizzato e stimati intorno ai 4,5 miliardi saranno costituiti solo da impieghi in bonis (nell'accordo originario passavano di mano anche i crediti in sofferenza, npe), concorrendo così a migliorare il rapporto tra i crediti totali e i crediti deteriorati all'8,4%. Rivisto leggermente al ribasso, per la seconda volta dal lancio della maxioperazione dallo scorso 17 febbraio, anche il prezzo delle filiali destinate alla vendita: Equita calcola una limatura dei multipli per l'acquisto delle filiali intorno 2% a vantaggio di Bper.

Nel complesso la banca guidata da Alessandro Vandelli potrebbe sborsare fino a 700 milioni, almeno cento milioni in più, stando alle stime degli analisti, rispetto al piano originario ma comunque ampiamente coperta dalla prevista ricapitalizzazione (fino a un miliardo), per conquistare il terzo posto in Italia per numero di filiali e di raccolta.

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