Intesa, utili a 4,3 miliardi e no a Mps

Messina: "Banca sempre avanti, ma con prudenza. Bene il governo: nel solco di Draghi"

Intesa, utili a 4,3 miliardi e no a Mps

Nel giorno dei conti di Intesa Sanpaolo, dalla banca più grande del Paese e secondo creditore di debito pubblico dopo la Bce giunge la benedizione al primo scorcio di cammino governativo. E arriva direttamente dal Ceo, Carlo Messina, che ha parlato di «approccio saggio di questo governo» e che la «continuità con Draghi è stata l'elemento più positivo». E, sul prosiego, Messina è «molto confidente» che l'esecutivo Meloni prosegua con l'«attenzione e rigore» che sta venendo «apprezzato da tutti gli investitori internazionali». E se i primi mesi di legislatura hanno impressionato il Ceo, i conti di fine anno d'Intesa Sanpaolo non sembrano essere piaciuti ai mercati con il titolo che a Piazza Affari ha perso il 2,93% a 2,38 euro per azione. L'utile di fine anno si è attestato a 4,35 miliardi di euro, in crescita del 4% sul 2021. Le attese del consenso Bloomberg erano a 5,6 miliardi. È un risultato che sconta 1,4 miliardi di accantonamenti per la Russia, senza quest'ultimi i profitti sarebbero arrivati a 5,5 miliardi, superiori alla previsione del piano. «Si tratta del miglior bilancio della storia di Intesa Sanpaolo», si difende Messina. L'ultimo trimestre ha battuto le attese con 1,07 miliardi di profitti sui 179 milioni del 2021. Un trimestre che «è il migliore di sempre per ricavi».

La banca ha confermato un obiettivo di 6,5 miliardi di utili entro il 2025, ma probabilmente il mercato si aspettava numeri meno guardinghi soprattutto per quanto riguarda il 2023, previsto con utili al di sopra dei 5,5 miliardi. «Il nostro outlook è molto prudente e nel primo trimestre avremo tutte le indicazioni sul nostro andamento nel 2023», ha osservato Messina, dicendo di volersi discostare dal «nuovo stile dei Ceo europei di dare guidance aggressive per sostenere i titoli in Borsa». Messina ha detto poi di pensare a ritocchi del piano quando sarà chiaro il percorso sui tassi della Bce. Il titolo aveva corso molto nell'ultimo mese (+12,2%) per cui alcuni analisti ritengono che la flessione sia stata determinata da prese di profitto. Dalla platea, però, è arrivata una domanda su Andrea Orcel: il Ceo di Unicredit ha chiuso il 2022 con utili per 5,2 miliardi, con balzo in Borsa, e avrebbe promesso di offrire una cena a Messina nel caso lo avesse battuto sui profitti. Messina non si è sottratto alla battuta: «Chieda a Orcel com'è la cacio e pepe che mangia da me visto che siamo amici. Certamente se Orcel dovesse invitarmi a cena accetterò ben volentieri, ma è meglio se viene da me visto che mangia bene». Il Ceo di Intesa ha poi sottolineato come, per modello di business e rapporto tra prezzo e valore contabile, la sua banca non si possa paragonare a Unicredit, ma a banche europee come Bnp Paribas, Ing e Ubs. Messina ha chiamato fuori la sua banca dalla partita di Mps, ma vede di buon occhio l'idea del governo Meloni di varare un terzo polo bancario attraverso l'aggregazione di Siena con altre realtà: «Non so nulla, ma sono convinto che più operatori di peso ci sono nel nostro Paese meglio sia per il sistema economico».

Tra le altre cose, Ca' de Sass ha accresciuto il suo coefficiente patrimoniale Cet 1 al 13,5%. Nell'ultimo trimestre la banca ha ridotto di 28,9 miliardi gli asset ponderati per il rischio, rafforzando il capitale.

E ci sono buone notizie per gli azionisti: la banca distribuirà 1,6 miliardi di saldo dividendi 2022, il cda ha inoltre deliberato l'esecuzione del buyback per il restante ammontare da 1,7 miliardi di euro autorizzato dalla Bce.

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