Quando usciremo dalla paralisi?

Quando usciremo dalla paralisi?

"È questa la domanda delle domande a cui tutti gli analisti internazionali stanno disperatamente cercando, nelle ultime settimane, di trovare una risposta solida ed oggettiva. Per tutti coloro i quali non avessero ancora capito che siamo di fronte ad una nuova stagnazione economica con un segno meno (-) davanti, un’ulteriore conferma arriva dai dati PMI europei. L’arresto dell’economia è per l’appunto corroborato dalla flessione delle attività commerciali in Europa, scesa a livelli più bassi da oltre 20 anni, ossia da quando esistono questi indici. Il ‘flash’ IHS Markit Eurozone Composite PM si è attestato a marzo a 31.4, crollando dal 51.6 e facendo registrare il più grande calo mensile di sempre. Dall’altra parte dell’oceano Atlantico, ovvero negli Stati Uniti, la situazione non sembra molto più rosea. Infatti, le richieste per i sussidi di disoccupazione, dato utilizzato come proxy per capire l’andamento del mercato del lavoro, hanno superato i 3 milioni, una cifra record che aiuta a dare un senso su quelli che sono stati gli effetti, almeno temporanei, di questa crisi sul mercato del lavoro.

Non c’è più, quindi, nessun dubbio: siamo ufficialmente in recessione. Quello su cui ora si interrogano gli analisti è quanto possa essere significativa questa recessione. Le previsioni si muovono all’interno di un ventaglio piuttosto ampio, che riflette l’incertezza dei dati in un contesto che muta velocemente. Le più negative arrivano a toccare picchi del -30%, una contrazione senza precedenti. D’altronde, con l’economia globale virtualmente congelata e oltre un terzo della popolazione mondiale in quarantena, un dato del genere è plausibile. I mercati mondiali hanno subito un duro colpo nelle ultime settimane, perdendo diversi punti percentuali. Ciononostante i listini borsistici sembrano avere già ampiamente anticipato nei prezzi la recessione. Se guardiamo alla variazione trimestrale del rapporto prezzo/utili attesi, notiamo che il deprezzamento attuale è già avvenuto ed è stato il più veloce di sempre. Storicamente variazioni di questo tipo si accompagna a scenari recessivi. I mercati sono stati dunque veloci, sulla base di una valutazione situazionale, ad apprezzare una recessione che anche i dati a maggiore frequenza faticano a catturare per la velocità con cui si è imposta. Questo è un tema centrale perché ci dice molto sulla reattività che in questo momento hanno i mercati, reattività che potrebbero manifestarsi anche in fase di risalita. In questo ultimo mese il funzionamento dei mercati finanziari è stato anomalo, guidato probabilmente da riposizionamenti – di tipo speculativo o difensivo – che trovano la propria ragione di essere più nella volatilità stessa, che nella valutazione dei dati e delle notizie. Il ritorno alla normalità sembra essere molto lento, tanto che tutto il secondo trimestre del 2020 si prevede sarà caratterizzato da una profonda recessione, ampiamente recuperata nella seconda metà dell’anno, quando l’attività economica riprenderà.

Questa la visione economica è attualmente condivisa anche dall’azienda milanese Moneyfarm, società di risparmio 100% online. L’analisi di Moneyfarm descrive con cura lo scenario che stiamo attualmente affrontando: “La situazione in cui viviamo è del tutto eccezionale e per capirla dobbiamo dimenticare il modo naturale in cui valutiamo una spirale recessiva. Normalmente quando avviene una recessione la crisi si trasmette dai consumi e dagli investimenti, alla profittabilità delle aziende, poi sul mercato del lavoro e sui prezzi, finché la spirale non si inverte. La politica – in questi casi – può intervenire con scelte anticicliche per invertire la dinamica recessiva. In questo caso, invece, gran parte dell’economia globale è congelata per decreto a causa di un’emergenza sanitaria ancora parzialmente sotto controllo. Questo vuol dire che, finché questa crisi durerà, aumentare la liquidità nell’economia non servirà a invertire la tendenza. Se le persone sono confinate in casa e non possono spendere, anche trasferire soldi nei loro conti correnti non servirà – nel breve termine – a fare aumentare i consumi.

Così come se un’azienda è impossibilitata a operare, non servirà offrire linee di credito senza costi e garantite (come abbiamo visto fare, per esempio, in Germania e nel Regno Unito) per rilanciare investimenti e assunzioni. Un elemento positivo è che questo tipo di problematiche non riguarda tutti i settori allo stesso modo. C’è una parte dell’economia che subisce questa situazione in modo più grave: immaginiamo i trasporti che sono bloccati per decreto o il settore turistico, che probabilmente resterà in crisi per un periodo più lungo degli altri settori. Ci sono altri settori, come quelli dell’economia digitale e SaaS, che possono continuare a operare senza problemi: non solo, si avvantaggiano di un contesto dove miliardi di persone sono chiuse a casa o devono lavorare da remoto. ll mercato, che fino a pochi giorni fa faticava a effettuare discriminazioni, ma con il diradarsi dell’incertezza sembra muoversi verso una rivalutazione dei prezzi più granulare e questa è una buona notizia, che indica un graduale ritorno a una situazione di funzionamento più normale. Il VIX è tornato a scendere, le variazioni intra-day si stanno riducendo come anche il numero di azioni ai minimi all’interno degli indici.” Nonostante le numerose criticità di questi tempi, Moneyfarm asserisce che una nota positiva nei mercati finanziari la si può trovare nelle valutazioni per nuovi investimenti: “... le valutazioni di medio periodo e il premio per il rischio delle asset class azionarie è estremamente vantaggioso in questo momento: un’opportunità molto interessante per entrare sul mercato con le giuste tempistiche, un’opportunità che dovrà essere colta dagli investitori in un futuro prossimo. Il vero catalizzatore positivo sarà il controllo della crisi sanitaria: ma anche qui dobbiamo metterci d’accordo su cosa intendiamo.

La domanda che i Paesi si devono porre e la cui soluzione, secondo noi, non è quella di contenere e sconfiggere la malattia, ma come verranno messi in piedi sistemi e salvaguardie per garantire all’economia di ripartire in attesa di ricercare una cura. In questo senso sembrano incoraggianti i progressi che si sono fatti, solo in poche settimane, riguardo la riorganizzazione dei sistemi sanitari, l‘utilizzo delle tecnologie per i test e i tamponi.

Certo il fatto che la comunità scientifica, in questo momento, sia divisa su molti aspetti non aiuta a ottenere un orizzonte realistico, ma abbiamo la sensazione che ogni giorni si aggiungono nuovi elementi di conoscenza e che, se sicuramente è troppo presto per dire che intravediamo la luce, le nebbie dell’incertezza sembrano cominciare a dipanarsi.”

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