Italgas compie un anno a Piazza Affari e si prepara a iniziare il secondo giro di calendario sfidando l'ingessato mercato del metano, tra shopping e investimenti sulla rete. Un anniversario (che cadrà il 7 novembre) che ha segnato il ritorno in Borsa - dopo 13 anni di assenza - per il gruppo che porta il gas nelle case degli italiani.
Tracciando un primo bilancio, se con il petrolio la Cdp soffre a causa delle difficoltà di Saipem e Trevi, sul fronte del metano Italgas ha invece dato soddisfazione al suo primo azionista, e ai piccoli risparmiatori che hanno comprato il titolo: Cassa è il primo socio con il 26,6%, seguita da Snam con il 13,5%. Dall'Ipo di un anno fa alla chiusura di venerdì il prezzo dell'azione ha guadagnato il 21%; ma la performance rettificata tenendo conto del dividendo è pari al 27%, superiore al 26% dell'indice settoriale eurozona (mentre il dividend yield sulla cedola attesa sul bilancio 2017 è del 4,5%). E questo nonostante un contesto di mercato in salita a causa dei gravi ritardi nelle gare gas la cui concessione deve essere riassegnata, ma è bloccata dall'immobilismo delle amministrazioni pubbliche. Un gap che, al momento, non consente a Italgas di giocare a pieno le sue carte rafforzandosi sul mercato grazie alla riassegnazione degli Atem, ambiti territoriali minimi che come in una sorta di puzzle compongono il mosaico del gas in Italia. Italgas al momento ne controlla 113, per complessivi 1.470 comuni e 7,6 miliardi di metri cubi di gas portati a 6,4 milioni di famiglie con una rete di 60mila chilometri. Con la riassegnazione e le gare, però, punterebbe ad accrescere, grazie a una potenza di fuoco di 5 miliardi, la propria quota di mercato dal 30% al 40%. Peccato che, ad oggi, la liberalizzazione sia rimasta lettera morta, le gare bandite siano tre, e si proceda tra lentezze burocratiche e ricorsi.
Slittamenti che, secondo le stime della società guidata da Paolo Gallo, «si tradurrebbero in minori investimenti nel settore della distribuzione gas per 20 miliardi nell'arco di 12 anni»: danneggiando di fatto tutto il sistema Paese e quei territori che non hanno accessibilità al gas naturale. «Se le gare partissero e fossero assegnate, il Paese beneficerebbe - spiega invece la società - di 3,5 miliardi di investimenti all'anno concentrati nei primi 6 - 8 anni della concessione; questo in virtù del fatto che lo sforzo degli operatori medio piccoli passerebbe dal miliardo attuale a 8,4 miliardi, mentre i grandi operatori quasi triplicherebbero i loro investimenti passando da 6,7 a circa 19,8 miliardi: un flusso di investimenti significativo che si tradurrebbe in nuove opere infrastrutturali e maggiore occupazione».
In questo scenario - e con alle porte la liberalizzazione completa delle forniture di gas ed elettricità al cliente finale (prevista per la metà del 2019) - gli operatori come Italgas che vogliono crescere devono muoversi sul fronte dello shopping acquisendo quote di mercato attraverso il merger con altri operatori (il mercato è molto frammentato con circa 200 società). Si inquadra in questo contesto l'operazione appena annunciata da Italgas che ha messo le mani su Enerco, un operatore veneto attivo nelle province di Vicenza e Padova con 27 concessioni, una rete di oltre 800 chilometri di condotte e circa 30 mila utenze.
Il risiko del gas è solo all'inizio, ma nel prossimo anno c'è da scommettere che le società di settore combatteranno a suon di acquisizioni. In particolare Italgas, secondo le stime degli analisti, punterà qualcosa come 200-250 milioni, continuando, in parallelo, a investire nelle reti e nella loro digitalizzazione.
Domani, intanto, si presenterà al mercato per alzare il velo sui conti del terzo trimestre.
Secondo le stime degli analisti sarà positivo: in particolare i ricavi sono attesi in crescita del 3% a 271 milioni (+7%) e l'ebitda salirà di circa il 16% a 186 milioni (+20%). Positivo il taglio dei costi con il debito che peggiorerà leggermente per motivi stagionali a circa 3,7 miliardi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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